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Aggiornato: 3 maggio 2025
Ed ecco, mentre dura La strana discussione, Due guardie di questura Si avanzan col padrone Sentiamo!.... cos'è stato?.... Tommaso in tuon pacato Risponde: «del diverbio Fu origine un.... proverbio.» «Tutto si può, volendo, Lo dice il testo, ed io Agli altri esempi intendo Unir l'esempio mio Venir volli a Torino E feci a piè il cammino, Qui volli entrar, entrai; Volli pranzar, pranzai.»
Il maestro di casa, dopo aver introdotto in una delle più eleganti camere dell'albergo la forestiera, le chiese se desiderava rifocillarsi senza uscire di stanza; ed essa rispose che volentieri sarebbe scesa alla tavola rotonda, non piacendole di pranzar sola.
Un cambiamento notevole era successo nella situazione rispettiva dei coniugi Rialdi: la moglie non era più così autoritaria, il marito non era più così docile come una volta. Col suo arrabattarsi continuo, co' suoi intrighi orditi di lunga mano, con la sua pretensione di ristorar le fortune della famiglia, la contessa Zanze non era riuscita che al colossale sproposito di maritar la figliuola a un uomo vizioso e rovinato; senza impicciarsi in nulla, senza far altro che passar quattr'ore al giorno all'Uffizio e il resto della giornata a giocare a scacchi al Caffè della Vittoria, il conte Luca, gradino per gradino, era giunto a ottenere il posto di consigliere di appello, ch'è quanto dire a essere una persona d'importanza, che nelle feste solenni indossava la sua brava uniforme, s'allacciava a fianco uno spadino incapace di far male a nessuno, si metteva in testa un cappello a due punte, e percorrendo le strade pedibus calcantibus attirava sul suo passaggio le esclamazioni ammirative dei monelli. Aggiungansi a queste compiacenze morali quella d'avere uno stipendio che, in quei tempi di prezzi bassi, permetteva di mantenersi assai decorosamente. Onde non c'era più bisogno di pranzar fuori di casa due volte alla settimana, e s'era potuto sostituire con un servo effettivo e reale il cameriere che la contessa Zanze soleva prendere a nolo pe' suoi martedì. A fronte di questi benefizi il conte Luca pretendeva dalla consorte un rispetto maggiore e aveva anzi dichiarato in modo assoluto di non voler più lasciarsi chiamare coi titoli di pampano, babbeo e altri simili. La consorte ubbidiva fremendo. A lei pareva d'aver attivit
Spìcciati, tartaruga, ché ò fretta: ti offro il vermouth al Bar, e spero non vorrai darmi il dispiacere d'un rifiuto: devo pranzar presto, se voglio arrivare in tempo a prender moglie. Ah! sicuro, oggi prendi moglie! Non me ne ricordavo più, esclamò stupefatto il commendatore, accelerando il passo; in tal caso non voglio darti altro dispiacere: ti seguo.
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