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Aggiornato: 2 maggio 2025
L'uccello mosca! Ma è egli possibile immaginare, nel suo genere, una creaturina più leggiadra e più di questa perfetta, nella sua prodigiosa piccolezza? Chi, se non un Divino Artefice, avrebbe potuto cospargere di tante fulgide gemme quei corpicciuoli delicati, che brillano nell'azzurro o si nascondono nel calice d'una rosa? E come se ne tengono della loro bellezza, i gentili animaletti!
Quel sentimento della sua piccolezza si traduceva in una sensazione fisica, e don Pio si rannicchiava sulla poltrona, palpava le esili braccia, senza distoglier l'occhio dal quadro, e stabiliva involontariamente un confronto fra le membra muscolose e potenti di quel porporato, e sè stesso. Allora lo vinceva un senso di doloroso sgomento.
Alla nostra casa, Giuliana? Dove vuoi.... La reggevo forte alle reni con un braccio e la sospingevo. Ella era come una sonnambula. Per un tratto, rimanemmo in silenzio. Ci volgevamo a quando a quando l'uno verso l'altra, nel tempo medesimo, per rimirarci. Ella veramente mi pareva nuova. Una piccolezza fermava la mia attenzione, mi occupava: un piccolo segno appena visibile nella sua pelle, un piccolo incavo nel labbro inferiore, la curva dei cigli, una vena della tempia, l'ombra che cerchiava gli occhi, il lobo dell'orecchio infinitamente delicato. Il granello fosco sul collo era nascosto a pena dall'orlo del merletto; ma, per qualche moto che Giuliana faceva col capo, appariva talvolta e poi spariva; e la piccola vicenda incitava la mia impazienza. Ero ebro e pur tuttavia stranamente lucido. Udivo i gridi delle rondini più numerosi e il chioccolio dei getti d'acqua nella peschiera prossima. Sentivo la vita scorrere, il tempo fuggire. E quel sole e quei fiori e quelli odori e quei romori e tutto quel riso della primavera troppo aperto mi diedero per la terza volta un senso di ansiet
Non aggiungo alla piccolezza del lavoro né la miseria delle vanitá personali né quella di troppa obbedienza alle supposte od anche alle buone regole. Se si trovi soverchio il mio discorrere per un sommario, si muti questa parola sul titolo, e vi si ponga Discorsi. Ci sará cosí almeno conceduto il discorrere.
«Perchè mi avrebbero badato? Che cosa importava alla gente di quel che io pensavo o sentivo? Erano cose insignificanti, puerili, senza fondamento e senza valore. Puerili in sè stesse, e non perchè concepite da un ragazzo. Quando fui molto più inoltrato negli anni, lo stesso sentimento persisteva. Meno espansivo io ero, più confidenze ricevevo. Non facevo che ascoltare, attentamente, religiosamente. L'importanza che negavo alle cose mie, la trovavo nelle altrui. Chi aveva una speranza da formulare, una gioia da espandere, un dolore da alleviare, se ne veniva da me. Mi chiamavano la spugna. M'imbevevo di confessioni. Ero credulo. Quelle speranze, quelle gioie, quegli stessi dolori li invidiavo, e la mia piccolezza, la mediocrit
Le grandi formole usate nelle cose piccole non servono che a far sentire tal piccolezza.
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