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Tu hai fatto sonare nell'anima mia molte corde che sarebbero state mute per sempre: tu mi dai una più viva forza spirituale, una più piena coscienza di me? quest'amore mi viene da te, o Signore, parche non può venire che dal cielo quel che fa felice una creatura.

. . . . . . . e all'orror di notturni Silenzi, s'intendea lungo ne' campi Di falangi un tumulto, e un suon di tube, E un incalzar di cavalli accorrenti, Scalpitanti sugl'elmi ai moribondi, E pianto ed inni, e delle Parche il canto.

L'idolo è custodito: ecco perchè i passi di De Emma furono seguiti da altri passi. Quella frequenza contraria alle parche abitudini del giovane italiano, nella casa del vecchio capitano fece dire, dopo poco tempo, ad un primo. È innamorato di miss Jenny! È il suo amante, ripetè il secondo. Quel vecchio babbeo!... osservò il terzo. E così di seguito. Che c'era di vero in tutto ciò?

Giungeva dalle convalli il belato lamentevole delle capre e degli agnelli in collera col trifoglio bagnato; le giovenche, più parche di fiato, rispondevano ogni tanto con un lungo muggito che somigliava a una raccomandazione di aver pazienza.

89 V'è chi, finito un vello, rimettendo ne viene un altro, e chi ne porta altronde: un'altra de le filze va scegliendo il bel dal brutto che quella confonde. Che lavor si fa qui, ch'io non l'intendo? dice a Giovanni Astolfo; e quel risponde: Le vecchie son le Parche, che con tali stami filano vite a voi mortali. 90 Quanto dura un de' velli, tanto dura l'umana vita, e non di più un momento.

Ed io, che, trepido, di questa effimera Mia vita medito l'ora novissima, Reco nell'intima mente una vaga Scienza presaga: Credo che il debole fil, che mi tessono Le Parche, rompersi dovr

Il 26, noi raggiungemmo il campo del generale La Masa a Gibilrossa, ove s'erano riunite alcune migliaia d'uomini delle squadre Siciliane. Ed a Gibilrossa si decise di assaltar Palermo nella notte. Si spandea lungo nei campi Di falangi un tumulto, e un suon di tube E un incalzar di cavalli accorrenti, Scalpitanti sugli elmi ai moribondi E pianto, ed inni, e delle Parche il canto.

Che vale uman consiglio? poi che ne' miei danni s'arma il ciel tutto e, con la rea fortuna, in me congiura perché il debil filo d'una vita meschina, in mezzo agli anni, tronchin le Parche. Ma condotta omai la veggio a tal che, senza alcun ritegno, corre dove è spinta dal destino.

19 Se Laodamìa se la moglier di Bruto, s'Arria, s'Argia, s'Evadne, e s'altre molte meritar laude per aver voluto, morti i mariti, esser con lor sepolte; quanto onore a Vittoria è più dovuto, che di Lete e del rio che nove volte l'ombre circonda, ha tratto il suo consorte, mal grado de le Parche e de la Morte!