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L'ho incontrato tra le dodici e le dodici e mezzo, in via di S. Vincenzino, tutto imbacuccato in un soprabito d'inverno, in mutande. Eravamo ai tanti d'agosto e c'era una splendida luna. Dove vai, a quest'ora, da queste parti? gli domando. Sei tu? risponde A mia moglie è venuta una voglia. Vuol mangiare una carota. Dice che non può dormire, se non mangia una carota.

Inoltre il signor conte portava le camicie di flanella coi colletti rovesciati: aveva l'antiestetica abitudine di legare le mutande su le calze, per modo che bene spesso si scorgevano giù pendere i legacci: ignorava almeno a giudicar dall'esterno l'uso degli stiracalzoni; e non soltanto fumava degli orribili mezzi toscani, ma, quel che è peggio, giungeva al punto di tagliuzzare con un coltello da tasca un mezzo toscano, ne imbottiva la pipa e fumava come un plebeo.

Essa diceva: Fate così; le camice da una parte, le mutande dall'altra, e nel mezzo le cose minute, i fazzoletti, le calze, le cravatte; vedete, ci sta tutto in un cassetto, nell'altro potete mettere i vestiti. Ma non c'è l'attaccapanni? disse Carlo. , ma è meglio lasciarlo libero, vedrete che in poco tempo sar

Napoleone I era vestito con una vecchia livrea di staffiere e un paio di mutande incartocciate in un magnifico par di stivali di cartone abilmente coperti di raso nero. Il grande imperatore teneva costantemente la mano destra infilata nel panciotto e in fondo alla schiena la mano sinistra, che stringeva un cannocchiale; un bel cannocchiale da campo che restava sempre a quel punto retrospettivo, per quanto durava l'azione, come se Napoleone I, al pari di Giano, avesse avuto la straordinaria facolt