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Aggiornato: 4 giugno 2025
Era anche questa, come tutte le asserzioni dei germanofili, una solenne impostura. Anche come editori, i tedeschi sono stati grandi. Sono stati grandi, sebbene a loro modo ma sarebbe stolto pretendere che un uomo o un popolo tradiscano il proprio genio nel periodo eroico degli studî, che va, su per giú, dal Winckelmann al Mommsen. Allora ebbero studiosi che consacrarono tutta la loro vita ad un autore, magari di quart'ordine, e riuscirono a stamparlo in modo pressoché ineccepibile. Ma ultimamente buona parte degli studiosi tedeschi erano divenuti mestieranti e cerretani della peggiore specie. Il libro d'erudizione tedesco si spacciava assai in tutto il mondo, grazie alla connivenza idiota o furbesca di tutti gli affiliati alla onorata societ
Ora, poiché la maggior parte, anzi, tutti quelli che in Italia si dedicavano a tali studî erano, come tuttora sono, persone che debbono guadagnarsi il pane quotidiano; poiché dinanzi a loro non c'era aperta altra via se non la cattedra; poiché, infine, per giungere alla cattedra, bisognava passare sotto le forche caudine di esaminatori scientifici, i quali nel giudicare i titoli non sempre sapevano fare astrazione del genere, e giudicare il valore intrinseco: ne venne, ineluttabile conseguenza, che tutti questi studiosi, convinti o non convinti, si diedero anima e corpo alla sedicente produzione scientifica, trascurando l'altra; che, o mancò assolutamente, o rimase affidata a mestieranti.
No. Certamente è un peccato che Salvatore Grita maneggi da qualche tempo in qua (ahimè da molto tempo in qua!) più la penna che la stecca; ma non è tanto facile trovare delle persone che, come lui, non perdano quasi punto nel cambiar mestiere. Dirò di più: sarebbe desiderabile che molti scrittori di mestiere (si noti, non dico: mestieranti) maneggiassero la penna con la stessa facilit
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