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Aggiornato: 27 giugno 2025


Appoggiato ad uno stipite, conserte le braccia sul petto a comprimere il cuore, curva la testa granitica, il Padre Majno ascoltava: e il dolore per la Creatura morta e la fede nell’Opera viva si scolpivano sul suo viso.

Ma le figliuole partirono. Prima fu quella che nel fiammeggiar dello spirito, nella profonda potenza dello sguardo più somigliava alla madre. Seconda fu quella che al padre più somigliava nella florida grazia bionda, e pareva muoversi in un raggio di sole: e Carlottina era il suo nome, ma gli amici della casa la chiamavano Azzurra. E con loro anche il cuore di Luigi Majno trasmigrò.

Luigi Majno, cittadino del mondo per natura e per fede, tale miracolo non vide, ma lo invocò. Interventista della prima ora come Alessandrina Ravizza, non pensò neppure per un momento che la patria potesse rimanere spettatrice indifferente dell’aggressione germanica. Egli, che sempre era stato irriducibile avversario del militarismo e della guerra. Che aveva vissuto la più candida delle esistenze nella religione dell’Internazionale. Che come Socrate era sereno, e, come Dostojewski, come Tolstoï, non per vivo ma per l’umanit

Il quattordici dicembre del 1902, qui presente Luigi Majno, io stessa, con parole rese tremanti dal tremante cuore, salutavo il sorgere

Ma Luigi Majno non ebbe bisogno di andare a combattere per essere ucciso dalla guerra. Egli morì di dolore per aver dovuto accettare e proclamare, davanti alla feroce verit

La compattezza della sua compagine psichica entrava nel dominio dell’Assoluto: l’armonia da lui emanante equilibrava le forze contrarie. Majno il Buono era di tutti, in tutti, per tutti.

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