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L'Elia e il conte si guardarono a lungo senza parlare. Non v'ha spettacolo che più colpisca dell'angoscia e della prostrazione di chi naturalmente è audace e giocondo e noncurante. E una tale commozione si fa ancora più grave quando, ritornando alla causa, si considera quanto ella dev'esser stata terribile se potè gettare la confusione anche col

Il signor conte parla come pochi sanno parlare, e mi piace moltissimo, disse allora l'Elia che se ne stava in un canto della camera. Galeazzo si volse. Ah! sei tu Elia? Son io in persona.... e lodo V. S. illustrissima che raccomanda l'allegria con tanto ardore. Ho un gran piacere di vederti, sai tu?

D'altra parte noi abbiam dovuto toccare di questo banchetto, e perchè fu in quell'occasione che l'Elia Corvino parlò a chi doveva parlare, e per dare un'idea del modo con cui il nostro Manfredo era uso a passare in quell'anno la sua vita a Roma, Venendo a lui gl'inviti da tutte le parti mal suo grado ora costretto intervenire alle feste, alle mense, ai giuochi, alle villeggiature, alle caccie e a tutti codesti passatempi della vita.

Allora pel tortuoso sentiero l'Elia discese al lago, saltò nel battello e, girando a tondo intorno al promontorio, vogò per farsi incontro alla gente condotta dal conte Galeazzo Mandello.

L'Elia Corvino, sebbene non ne avesse avuto il comando, avea fatto allontanare tutte le barche lombarde da Como, perchè i Francesi non avessero così il modo di recarsi a molestare quel resto delle forze di Manfredo, le quali essendo tuttavia intatte avrebbero potuto a suo tempo portar gran soccorso; provvedimento di cui tanto il Palavicino che il conte Mandello lo lodarono assai.

Però bisogna confessare che Roma ti sembra veramente la regina del mondo; e, a voler star paghi del momento che passa, è uno spettacolo di cui è facile compiacersi, il veder risorta a pieno l'antica sua grandezza. Scrivi presto, e fa in modo che l'Elia medesimo mi rechi la tua. Roma, 9 ottobre 1516.

E fu terribile davvero. Ma e non pensiamo a far nulla? disse finalmente l'Elia dopo avere aspettato invano che il conte parlasse il primo.

In questo stesso giunse l'Elia Corvino da Cremia, dove, per preghiera del Palavicino, erasi recato a confortare la Ginevra, e di mestissima ch'ella era, l'aveva lasciata tanto quanto lieta. Accortosi che nel campo era un gran pericolo, da principio non seppe che si pensare, poi quando udì la grave sciagura rimase come smemorato. Povera Ginevra, esclamò, qual colpo sar

E tacque.... e pianse.... pianse d'amore e d'affanno. L'Elia volse la testa altrove.

E di fatto non furono pronunciate inutilmente, perchè l'Elia da quella notizia tosto fu condotto a fare un disegno, e dal disegno passò subito all'opera.