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Aggiornato: 26 maggio 2025
La fiera di beneficenza ci porta via tre ore buone. Oramai non ne possiamo più. Siamo in moto dalle nove del mattino; sentiamo il bisogno di sedere, e non per pochi minuti. Inoltre, lo spuntino del mezzodì non ha fatto altro che aguzzar l'appetito. Gli "artisti" lasciano il teatro delle loro glorie alla vigilanza del segretario comunale, e vanno a desinare all'osteria, piuttosto male, ma non senza buon condimento d'allegrezza. Poi, tant'è, vogliono dare un'ultima occhiata alla fiera, contendersi gli ultimi doni, sentire le ultime suonate della banda di Dusiana. Tutto è venduto, portato via alla fortuna del polizzino; restano i banchi vuoti e la cassa piena. Si son fatte seicento novanta lire; paion poche, e si arrotonda la cifra, quotandoci in parecchi per aggiungerne dieci. S'intende che sono settecento lire nette, da consegnare alla direzione dell'Asilo. Le spese le abbiamo fatte noi villeggianti, così per la banda di Dusiana, come per l'arredamento dello stabile e per l'ordinamento della fiera. Dei doni per la lotteria, i due terzi sono stati regalati dalla contessa Quarneri. Sia detto a sua lode; non diventer
Una piccola madia, fatta lustra dalle mani che vi eran passate sopra, un paiolo, quattro piatti di peltro, quattro scodelle di terra, quattro cucchiai di stagno formavano tutto l'arredamento di quell'antro, che serviva a un tempo di cucina e di sala di conversazione ai pastori che passavano lassù la stagione del pascolo.
Una domestica dall'aspetto e dall'accento forestiero, dopo qualche minuto di esitazione introdusse le visitatrici in un salotto molto elegante. E aspettarono. Aspettarono un buon quarto d'ora, avendo così tutto il tempo di osservare l'arredamento nuovo e corretto, le poltrone che non sembravano tocche, le piramidi di album lucenti nei loro fregi e nei tagli dorati.
Parola Del Giorno
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