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Aggiornato: 4 maggio 2025


Come manderò io questa lettera? disse Gino, dopo averla suggellata. Se fosse ancora qui l'applicato! Ma l'applicato seguitava il signor commissario sulla via di Fiumalbo, e il conte Gino pensò che il mettersi sulle tracce dei due personaggi, anche col pretesto di mandar notizie a suo padre, non sarebbe stato senza pericolo.

Gino capiva poco la distinzione; ma il suo pensiero corse naturalmente a quelle parole oscure che gli aveva detto l'applicato di polizia: «Se ha amici potenti a Modena, com'è dimostrato dalla grazia ch'Ella ha ottenuta, ad onta di certe aggravanti, non perda un minuto a scongiurarlaAd onta di certe aggravanti! Quali erano, le circostanze aggravanti, a cui alludeva l'applicato?

Gino ricordò allora l'occhiata che quell'altro gli aveva data il giorno prima. E rallentò il passo, dove il compagno indicava. Non ho tempo per farle un lungo discorso; incominciò l'applicato, come furono al coperto. Ma badi, signor conte, un'altra burrasca si prepara, e più grave.

Non tema, non tema; disse Gino sollecito. Vedrò Giuseppe; saprò da lui quello che c'è di nuovo, e quello che dovrò fare. Con prudenza, mi raccomando; rispose ancora l'applicato. Sono un amico della buona causa; comprometter me sarebbe un far danno a quella. Lo so, non dubiti, sarò prudente; bisbigliò Gino, mettendo piede sulla soglia.

Poco stante, avvisati dalla fantesca che potevano salire, apparvero i due forastieri sull'uscio. Gino riconobbe il commissario di polizia e l'applicato che aveva gi

Capitolo V. Il commissario e l'applicato. Ritornato quella sera a Querciola, il conte Gino Malatesti indovinò la ragione dei discorsi che il signor Aminta aveva fatti sottovoce al Mandelli. E ancora indovinò perchè il signor Francesco Guerri e suo figlio, ritiratisi a colloquio d'affari, lo avessero lasciato solo, fino all'ora del pranzo, in quella dolce libert

Pure, qualcheduno, o per vanto, o per altra leggerezza, doveva aver accennata la cosa. «Ad onta delle aggravanti» aveva detto a lui l'applicato. E quali, le circostanze aggravanti, se non erano quelle? Ma allora, perchè il perdono a lui, e agli altri la persecuzione, fors'anco il processo e la pena? Gino Malatesti arrivò a Sassuolo in uno stato veramente compassionevole.

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