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Aggiornato: 21 maggio 2025


Ma la tua indegnitá ti salva per questa volta, e ti si perdona la vita: però ingenocchiati e cercami perdono. DULONE. Io ingenocchiarmi a te? CAPITANO. Fa' quello che dico, non ti far guastare: non sai tu che, se pongo mano alla spada, ti spolpo, disosso, scarnifico e smidollo?

Perché nel cognoscimento che l'anima fa di , cognosce meglio Dio, cognoscendo la bontá di Dio in ; e nello specchio dolce di Dio cognosce la dignitá e la indegnitá sua medesima: cioè la dignitá della creazione, vedendo essere imagine di Dio e datole per grazia e non per debito.

E nello specchio della bontá di Dio dico che cognosce l'anima la sua indegnitá nella quale è venuta per la colpa sua.

E però ti dixi che l'affecto moveva lo 'ntellecto, quasi dicendo: Io voglio amare, però che 'l cibo di che io mi notrico si è l'amore. Alora lo 'ntellecto, sentendosi svegliare da l'affecto, si leva, quasi dica: Se tu vuoli amare, io ti darò bene quello che tu possa amare. E subbito si leva, speculando la dignitá de l'anima, e la indegnitá nella quale è venuta per la colpa sua.

Appare adunque per questo che l'orazione dell'autore addomandasse misericordia, per la qual sola noi possiamo, avendo peccato, nella grazia di Dio ritornare; percioché egli è tanta la indegnitá e la iniquitá del peccatore in adoperare contro a' comandamenti di Dio, che, se la sua misericordia non fosse, alcun nostro merito mai ci potrebbe nel suo amore ritornare.

che comparazione non ci si può ponere se non quella che è da la cosa finita a la infinita. Apre l'occhio de l'intellecto, e mira costoro che volontariamente s'anniegano, e mira in quanta indegnitá essi sonno caduti per le colpe loro. Prima è che essi sonno diventati infermi: e questo si è quando conciepêro el peccato mortale nelle menti loro, poi el parturiscono e perdono la vita della grazia.

Questo non fo perché ella ignorantemente riceva la consolazione, cioè che ella raguardi piú el presente della consolazione che è data da me che me, ma perché ella raguardi piú l'affecto della mia caritá con che Io lel do e la indegnitá sua che riceve, che el dilecto della propria consolazione.

Ma s'io amai giamai Sulpizia, faccia Idio che non conseguisca alcun desiderio; son per amarla per l'avvenire, ché sempre piú tosto l'ho odiata che amata, e m'ho fatto beffe di lei. Ho ben amata la vostra Cleria dal primo giorno che la viddi; ma il rispetto dell'amicizia fra me e Attilio me ha vietato che non lo scoprisse, per non offenderlo con la mia indegnitá.

Alora si vòlle a la larghezza della mia caritá, cognoscendo e vedendo che a me è possibile di dare; e non raguardo alla indegnitá sua, ma a la dignitá mia che la fo degna di ricevere me, per grazia e per sentimento, in , perché non dispregio il desiderio col quale ella mi chiama. E però riceve umilmente, dicendo: Ecco l'ancilla tua: facta sia in me la tua volontá.

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