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15 E getta l'arco, e tutto pien di rabbia tra gli nimici il ferro intorno gira, più per morir, che per pensier ch'egli abbia di far vendetta che pareggi l'ira. Del proprio sangue rosseggiar la sabbia fra tante spade, e al fin venir si mira; e tolto che si sente ogni potere, si lascia a canto al suo Medor cadere.

Come? non sai dove sia il palazzo *, dell'illustrissimo mio padrone? Bestia che sei! gira di l

Sorge Totila da Verona con cinquemila uomini, batte e disperde i duchi greci a Faenza, s'allarga prendendo cittá in Emilia, in Toscana; poi gira intorno a Roma e Napoli, corre tutto il mezzodí; torna su Napoli, la piglia e non la saccheggia. Chiaro è: i goti rinnovati dalla sventura, erano ridiventati non solo forti, ma piú miti e migliori in tutto che i greci.

Non era egli forse un atto di debolezza il pensare a quella donna che lo aveva trattato con tanta noncuranza? E tuttavia gira e rigira, quando finalmente il suo medico gli consigliò di mutar aria per assicurare la sua convalescenza, Ariberti sentì che non avrebbe potuto partire senza vederla. Era una vilt

quanto per mente e per loco si gira con tant'ordine fe', ch'esser non puote sanza gustar di lui chi cio` rimira. Leva dunque, lettore, a l'alte rote meco la vista, dritto a quella parte dove l'un moto e l'altro si percuote; e li` comincia a vagheggiar ne l'arte di quel maestro che dentro a se' l'ama, tanto che mai da lei l'occhio non parte.

Come sotto li scudi per salvarsi volgesi schiera, e se' gira col segno, prima che possa tutta in se' mutarsi; quella milizia del celeste regno che procedeva, tutta trapassonne pria che piegasse il carro il primo legno. Indi a le rote si tornar le donne, e 'l grifon mosse il benedetto carco si`, che pero` nulla penna crollonne.

«Vexilla regis prodeunt inferni verso di noi; però dinanzi mira», disse ’l maestro mio, «se tu ’l discerni». Come quando una grossa nebbia spira, o quando l’emisperio nostro annotta, par di lungi un molin che ’l vento gira, veder mi parve un tal dificio allotta; poi per lo vento mi ristrinsi retro al duca mio, ché non era altra grotta.

Bastiti, e batti a terra le calcagne; li occhi rivolgi al logoro che gira lo rege etterno con le rote magne». Quale ’l falcon, che prima a’ pié si mira, indi si volge al grido e si protende per lo disio del pasto che l