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Aggiornato: 16 giugno 2025
Secondo il Foscarini, che ne deduce la notizia dall'elogio funebre di Ottaviano Bon, scritto dal vescovo Giovanni Lollino, pare che anche il Bon, abbia nei primi anni del secolo XVII descritta la guerra, che i Persiani sostennero contro Amurath I, ma tale relazione ci è ignota.
Attenti! grida Gianni per la seconda volta. Uno!... Due!... Tre! Ghegola pronto tira il grilletto.... il colpo parte.... Aimoni, colpito, gira su se stesso, poi cade fra le braccia del suo padrino. Foscarini, i medici, i testimoni, gli corsero tutti d'intorno per soccorrerlo; soltanto Ghegola non si mosse. Egli s'era fatto bianco, quasi livido: pareva un cadavere.
Ghegola, quantunque sapesse ormai questa supposizione fuori affatto del possibile, non potè trattenersi, ciò non ostante, dal fare una smorfia. Via, via, replicò Foscarini fortunatamente, come t'ho detto, nessuno dei due corre di questi pericoli. Ti raccomando intanto di mostrarti sicuro, disinvolto sul terreno, e di far vedere in una parola che è proprio vero che tu non hai paura.
Il Senato veneziano aveva mandato Jacopo Foscarini, Giovanni Micheli ed altri con numeroso stuolo di nobili, ad incontrare Enrico III a Ponteba, villaggio di confine tra il territorio della repubblica e la Carniola.
La sera del 2 giugno 1796 deve essere stata assai tragica per i senatori veneziani convenuti al casino del procuratore Pesaro, alla Canonica , per deliberare intorno a gravi oggetti concernenti la Repubblica. Il provveditore generale in Terra Ferma, Nicolò Foscarini, aveva avuto il dì avanti, sotto Peschiera, un colloquio burrascoso con il generale Buonaparte, nè gli era riuscito a rabbonirlo che a prezzo di dolorose abdicazioni per la dignit
Caricate le armi, i due padrini si avvicinarono e le misero in pugno ai loro primi, che col braccio piegato ascoltarono le solite raccomandazioni, senza batter ciglio. Attenti! gridò Foscarini, e fece l'atto di cominciare a batter le mani. Ghegola tranquillo, impassibile, continuava a sorridere. Era bello di coraggio e d'audacia; tanto bello, che lo stesso Aimoni si sentì costretto ad ammirarlo.
«I mali asprissimi scriveva il 26 maggio Foscarini al Doge che l'attual guerra fa provare all'Italia cominciano a produrre non lievi conseguenze. Gi
Subito dopo si trasferisce a Padova Sebastiano Foscarini, senatore e dottore e uno degli attuali riformatori, per riconoscere ed acquistare il terreno necessario e opportuno a tal uso.
Allora ti dirò, in secondo luogo, che il mio onore non ha perduto nulla, e che ci perderebbe in un caso solo: qualora io mi degnassi di raccogliere le parolacce di un ubbriaco. Foscarini aprì la bocca.... voleva rispondere, ma non fiatò. Fissò invece suo cugino con un'occhiata così espressiva, che diceva molto più di quanto Ghegola avrebbe voluto intendere.
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