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Aggiornato: 17 giugno 2025
DON FLAMINIO. O che vi fussero o che non vi fussero, poco importa. LECCARDO. Dico che non vi erano; e dicean che son caldi per natura e che arebbono fatto male al fegato. DON FLAMINIO. Vorrei che ragionassi del fatto mio. LECCARDO. E del vostro fatto si ragiona: a voi tocca. Ché si vi fusser stati piccioni, non arei mangiato teste di capretti.
Me ne andrò alla casa di Pardo; e li manifesterò un fatto, che li farò sborsar molte migliaia di scudi; e so che cavandosegli quei scudi di mano, li fará peggio che se li cavasse il fegato, il polmone e il core. Forse che gli rincresce, all'assassino, del mal fatto? o viene a darmi qualche buona parola per sodisfazione e acchetarmi? Mira in che stima mi tiene!
Leucìna. Trovasi nella milza, nel pancreas, nel pulmone, nel fegato, nel rene, nelle capsule surrenali, raramente nelle feci. E cristallina in lamine clinorombiche, di color perla od in sfere od emisferi fatti da strati addossati. Talvolta questi cristalli son cosiffatti da avere apparenza di tante calotte aggruppate, le più piccole d'intorno alle più grandi.
L'Abissinese mangia la vera carne muscolosa del bue e ne getta quasi con ribrezzo il cuore e il fegato, mentre, per esempio, il Patagone e il gaucho della pampa preferiscono queste parti a tutto il resto, e spesso ammazzano un bue semplicemente per soddisfare questa ghiottoneria.
Colla testa e col fegato forse rispose Nan
Egli è che il giorno in cui quel fido compagno della contadina viene ammazzato, nella sua casa c'è gran festa: se ne mangia la testa, se ne mangia il fegato, se ne mangiano i piedi bolliti e il sangue coagulato e se ne regala anche ai vicini; e ciò non capita che una volta all'anno.
Cuore e fegato ebbe, e ben lo seppero i polli della cucina che in quel giorno vennero trovati privi delle interiora, con gran dispetto della fantesca e sorpresa del gatto un onestissimo e moderatissimo gatto che mi guardava con le sue fosforescenti pupille come a dire: ecco un altro che usurpa il mio mestiere di rubare!
A furia di dominarsi, ella aveva quasi finito per amare il fegato d'oca di Strasburgo, e per tollerare il caviale: ma non le riesciva di sopportare il roseo salmone, di cui egli era così ghiotto, pranzando solo con quello, talvolta, e con una tazza di tè.
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