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Aggiornato: 26 giugno 2025


Predicarono non dovere un Popolo, che vuol farsi Nazione, sperare dallo straniero; non dovere un popolo, che vuol farsi libero, affratellarsi colla tirannide: oggi additano, perno di emancipazione nazionale e di libert

Che la Monarchia per interesse proprio abbia secondato le aspirazioni nazionali nell'unificazione patria credo assurdo il negarlo, siccome assurdo sarebbe il negare aver la Democrazia seminato i campi di battaglia coi suoi martiri nell'intento solo generoso dell'unificazione dell'Italia e della sua emancipazione dal dominio straniero e teocratico.

Gli uomini delle classi medie, gli agiati, pensino e provvedano. Figli dei Comuni, ricordino che gli artigiani chiedono oggi emancipazione dagli ordini che regolano il salario, ajuti all'associazione e diritti di cittadini in nome della stessa legge di Progresso che li spingeva, sei secoli addietro, a emanciparsi dagli ordini del signorilismo feudale.

Il moto che segretamente dal 1815 in poi, e palesemente da tre anni, agita la nostra contrada, è moto nazionale anzi tutto. E dicendo nazionale io non intendo moto puramente d'indipendenza, riazione cieca e senza nobile intento di razza oppressa contro una razza straniera che opprime. Nel XIX secolo, la voce nazione suona ben altro che una emancipazione di razza. Il grido di Viva Italia! che i Bandiera e i loro fratelli di martirio in Cosenza cacciarono lietamente morendo, era grido di libert

«Quando, compiti i prodigi delle cinque giornate, sublimi di vittoria e di fiducia nei risultati della vittoria, il popolo, solo sovrano su questa terra redenta col suo sangue, v'accettò capi, esso vi commetteva un doppio mandato: provvedere all'intera emancipazione del paese; e preparargli un terreno libero sul quale l'espressione del suo voto intorno ai futuri destini potesse sorgere spontanea, illuminata dalla discussione fraterna, accettata da tutti i partiti, solennemente legale, in faccia all'Europa, pura di basse speranze e di bassi timori, degna dell'Italia e di noi.

Siffatte idee vennero primamente da' germani, che occuparono quella parte dell'impero romano dove in appresso si sviluppò lo spirito cavalleresco. La religione cristiana contribuí fors'anche a mantenerle, favorendo in tutta l'Europa l'emancipazione civile delle donne. Molti secoli, a dir vero, corsero in mezzo tra tale emancipazione e l'epoca in cui surse lo spirito cavalleresco.

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