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Aggiornato: 5 maggio 2025
Lasciando Astura, decidemmo di prendere, invece della strada lungo il mare, quella attraverso la foresta, di cui avevamo sentito vivamente lodare la selvaggia bellezza. Non conoscendola, prendemmo con noi un soldato del piccolo distaccamento, un bel giovane robusto e forte che doveva servirci per alcune miglia di guida e prestarci nello stesso tempo aiuto, non gi
Ci decidemmo dunque di installarci nella Vastera sita poco discosto, ed acceso un fuoco di rododendri, ci avvolgemmo bene, coprendo i piedi con erba secca; la notte fu bella e molto mite.
Davanti a noi, in lontananza, aveva luogo una corsa di yachts, e presso gli stessi scogli dove noi avevamo pescato si ancoravano due altre barchette piene di pescatori e di pescatrici. Alleggerito il canestro decidemmo di aspettare all'ombra che calasse la marea per tornare a New-York.
Decidemmo di prendere la stessa direzione, allorché vedemmo venire a noi il sottotenente Mussi e il caporale Luperi, che essendosi portati fuori della citt
Soltanto, questa volta, decidemmo colle guide Zaccaria Pompanin e Angelo Zangiacomi, di prendere le mosse direttamente da Borca di Cadore, e cercare una via su per la parete, a dir vero molto poco promettente, che le incombe. Un enorme ripidissimo canalone taglia in senso verticale tutta questa parete: la prima parte della salita, a nostro avviso, avrebbe dovuto svolgersi a zig-zag su per le roccie a sinistra del medesimo, che non avevano l'aria di esser particolarmente difficili; a un dato punto, sorpiombando la parete, ci pareva dover scendere per una lunga cengia, a sinistra, nel canalone, su pel quale o per le immediatamente contigue roccie speravamo poter continuare la salita sino ai piedi del dentellato picco terminale: per raggiunger la sommit
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