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Aggiornato: 29 giugno 2025
Quando nei primi anni della gioventù, irritati delle basse tirannidi che s'esercitavano nelle scuole di tutta Italia a mortificare gl'ingegni o a nudrirli di misantropia, frementi una patria che nessuna contrada Italiana ci offriva, ma senza pur sospettare che il fremito individuale potesse convenirsi in azione, ponemmo il pensiero all'Italia, fummo unitari. Vergini di studiata scienza, liberi d'ogni servitù di sistema, insofferenti delle lunghe disamine e delle applicazioni pazienti, il vero stava per noi nella prima idea che ci balzasse improvvisa davanti, grande, vasta, solenne, raggiante di poesia, di potenza e d'amore e questa idea ci s'affacciava nell'Italia una, ricinta dall'alpi e dal mare; in una parola di volont
Lui era tornato in Francia, poi abbandonava noi Italiani, e andava a cercar fortuna in Egitto.... E noi? tornammo poveri e oscuri cittadini, peggio di prima. Ma la mala stagione durò poco.... E venne giù dall'Alpi, come una valanga, e il 2 di giugno del nuovo secolo entrava in Milano. O campi di Montebello e di Marengo! o giorni di gloria troppo presto passati per noi!...
Voi accorreste dove suonava il nome di Patria, col nome d'Italia sul labbro, coi colori Italiani sul petto. Sono i limiti della Patria Sant'Arcangelo e il Mincio? Non è terra d'Italia quella che si stende a mezzogiorno e a settentrione di quei confini? Ciascuno di voi portò seco un giuramento solenne: dall'Alpi al Mare. Non è Venezia al di qua delle Alpi?
Se un pari numero di soldati avesse per ambedue le parti combattuto anche in séguito, e solo fosse stata contesa di valore, la prodezza italiana avrebbe certamente prevalso; ma nel successivo anno, centomila Tedeschi scesi dall'Alpi in soccorso dello Imperatore, lo riposero in grado di scorrere il Milanese. Orribile fu il guasto che cagionava; a quanti poteva far prigionieri le mani recideva; finalmente dopo infinite crudelt
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