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E io a loro: <<I' fui nato e cresciuto sovra 'l bel fiume d'Arno a la gran villa, e son col corpo ch'i' ho sempre avuto. Ma voi chi siete, a cui tanto distilla quant'i' veggio dolor giu` per le guance? e che pena e` in voi che si` sfavilla?>>. E l'un rispuose a me: <<Le cappe rance son di piombo si` grosse, che li pesi fan cosi` cigolar le lor bilance.

Di sovr'esso rech'io questa persona: dirvi ch'i' sia, saria parlare indarno, che' 'l nome mio ancor molto non suona>>. <<Se ben lo 'ntendimento tuo accarno con lo 'ntelletto>>, allora mi rispuose quei che diceva pria, <<tu parli d'Arno>>. E l'altro disse lui: <<Perche' nascose questi il vocabol di quella riviera, pur com'om fa de l'orribili cose?>>.

E per me lodi, e per me grazia a lui rendete, o Dive, che lingua mortale, verso immortal virtù s'affanna indarno. Quest'è valor, quest'è suggetto tale, che solo è da voi sole, e non d'altrui: così dicea la Tullia in riva d'Arno. IX. Allo stesso

Di sovr'esso rech'io questa persona: dirvi ch'i' sia, saria parlare indarno, che' 'l nome mio ancor molto non suona>>. <<Se ben lo 'ntendimento tuo accarno con lo 'ntelletto>>, allora mi rispuose quei che diceva pria, <<tu parli d'Arno>>. E l'altro disse lui: <<Perche' nascose questi il vocabol di quella riviera, pur com'om fa de l'orribili cose?>>.

Fra tutti primo un cavalier de' Corsi Prodotto d'Arno in su la nobil riva, Infra color, ch'a morte eran trascorsi, E fra la turba in guerreggiar mal viva Con intrepido piè giva veloce; Quando chiamarsi udì con fievol voce: XX Bardo, deh posa, e le mie voci ascolta, Ben che tempo crudel t'inviti a guerra; Breve ho da favellarti.