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Aggiornato: 16 giugno 2025
Don Omobono, imbarazzatissimo, seguitava a fare i massimi sforzi per nascondere la coccarda appuntata sul cappello. Cercando insieme di dissimulare la sua confusione, diceva: S'accomodi, eccellenza reverendissima, s'accomodi. E gli porgeva una sedia, sulla quale monsignore sedette, facendo in pari tempo segno a don Omobono di sedersi vicino a lui.
E toltosi di capo il cappello, cercava di staccarne la coccarda; ma non riusciva che a pungersi ripetutamente collo spillo. Si presentò all'uscio un signore vestito di nero, di statura vantaggiosa, col viso tondo, roseo, sbarbato, e i capelli rossicci composti e lisciati con cura. Poteva avere quarant'anni.
»La coccarda introdotta dal Consiglio Comunale di Milano e appruovata dalla Reggenza provvisionale in un tempo che poteva giovare, è interdetta. »Negli atti, ec., in capo ai quali le parole: Durante la Reggenza provvisionale erano inscritte dal 22 d'aprile in poi, s'iscriver
Un fulmine che fosse caduto sulla testa di don Omobono non lo avrebbe ridotto in uno stato di annichilamento simile a quello che lo investì in quel punto. Che cosa vedo? esclamò monsignore, alzandosi, raccogliendo il cappello tricornuto, e guardando da vicino il segnacolo della rivolta. La coccarda tricolore! l'emblema dei rivoluzionari! il simbolo della setta!
Una coccarda! esclamò don Omobono indietreggiando e portando la mano alla fronte in atto di segnarsi colla croce. Sì, signore, disse Teresa. Qua!... E, preso il cappello a tre punte del prete, appuntò con una spilla sopra una delle falde rialzate la coccarda. Questa sar
Lucia pronunziò ad alta voce, queste parole, e Teresa chiamata dal rumore entrò nella stanza anch'essa. Don Omobono, che dopo molti sforzi infelici, era giunto finalmente a staccare quella maledetta coccarda, e a gettarla lontano in un angolo, colpito ora dalla violenza di quell'apostrofe, non sapeva che cosa rispondere alla donna irritata, e borbottava: Io!... non so niente!
Don Omobono, che non ardiva nè tenere nè levarsi quel cappello scomunicato, rimase duro, stecchito come una statua di legno, mormorando fra i denti: Io portare la coccarda tricolore! E Teresa ridendo: I garibaldini lo porteranno in trionfo. In quella bussarono di nuovo alla porta di strada. Teresa andò ad aprire. Oh Dio! Chi sar
Anche nei dominî pontificî la coccarda del governo è di solito rappresentata da un uovo sodo tagliato in mezzo. Su questi due simboli corrono fra la popolazione dei saporiti motti di spirito.
Don Omobono corse a raccattare la coccarda nell'angolo, dove l'aveva gettata poco prima. Frattanto Lucia aveva portato la minestra in tavola, e Teresa metteva i bimbi a sedere nelle loro seggioline. Monti sedette a mensa in mezzo alla sua famiglia, e mentre la moglie scodellava la minestra, egli seguitava a dire: Ma sì! Abbiamo finito di stare sotto il governo della perfidia e della ipocrisia.
Il maestro Zecchini che era stato pronto a metter fuori del balcone la bandiera tricolore, ascoltava attentamente i discorsi del capitano Bonifazio, li trovava molto ragionevoli, si pentiva dell’entusiasmo dimostrato nei primi giorni, ed alla prima pioggia ritirò la bandiera per non sciuparla, ma dopo tornato il sole finse di dimenticarla in un angolo della casa; avrebbe voluto anche sopprimere la coccarda, ma chi non la portava era creduto una spia, ed arrischiava la pelle.
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