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Aggiornato: 16 giugno 2025
Nelle zone zolfifere, il proletariato agricolo aveva una grande risorsa nei figli: un paio, gli procuravano circa due lire al giorno lavorando da carusi nella miniera, oltre lo anticipo da 50 a 150 lire, che ricevevano per una volta sola come si sa. Ora questa risorsa viene meno per la depressione dell'industria zolfifera.
Tra tutte le descrizioni sul lavoro aspro, durissimo, cui sono condannati i carusi, rimane, a mio giudizio, più esatta, per quanto elegante e sentimentale, quella datane da Gustavo Chiesi nella Sicilia Illustrata. Non mi arrischio di rifarla o di ripeterla perchè a me manca quella vivacit
Quando si cominciò a parlare di legislazione sociale tornarono di moda; e finalmente nel settembre scorso ci fu di nuovo una esplosione di sdegno per le sofferenze di questi lavoratori delle miniere dopo la descrizione fattane dal Rossi della Tribuna. Se sono molte le inesattezze scritte e divulgate sulla durezza del lavoro dei minatori di zolfo, sono assai minori quelle sui carusi.
I reporters che hanno visitato l'isola in generale si sono dati alle commoventi descrizioni dei così detti carusi, cioè dei giovani dagli 8 ai 20 anni, che sulle loro spalle traggono fuori dalle viscere della terra il minerale da cui si estrae lo zolfo; e lo trasportano attorno ai calcheroni, nei quali viene fuso e ridotto in pani; descrizioni, che fanno rassomigliare una zolfara ad una bolgia dantesca coi suoi disgraziati abitatori e che di poco si scostano dal vero.
I carusi hanno formato oggetto di vive discussioni a varie riprese in Italia. La stampa del continente se ne occupò con interessamento dopo la pubblicazione del libro di Sonnino sui Contadini in Sicilia, il quale ne trattò nell'appendice.
E nella Vita dei campi, se non ci sono i carusi della solfatara, ci sono Rosso Malpelo e Ranocchio della cava di rena, che è qualcosa di simile.
Parola Del Giorno
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