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Aggiornato: 26 maggio 2025
Galvano Fiamma, allora professore di teologia nei Domenicani a Sant'Eustorgio, poi capellano e cancelliere di Giovanni Visconti, nella sua Storia Milanese ci lasciò memoria come qui si contassero ben cento fabbriche d'armi, oltre i lavorieri subalterni di ferrareccia; in cui si occupavano da diecimila persone; se ne facevano, soggiunge egli, di lustranti come specchi, le quali spedivansi fino a' Tartari e Saracini.
Gli si era appiccato il soprannome di paglietta perchè aveva imparato a leggere ed a scrivere dal capellano del bagno, e perchè, in tutte le contestazioni, lo si consultava e lo si prendeva per arbitro. E' faceva tutto il bene che poteva, e si asteneva dal male cui avrebbe potuto rendere a quelle nature perverse, le quali accattavano brighe con tutti coloro che tentavano rialzarsi.
Guardata la firma, era di Don Stecca Pancetti, il nostro buon Capellano, che chiedeva sussidio onde poter erigere in paese, e in luogo salubre, elevato e isolato, un'oratorio femminile, adatto a raccogliere nei dì festivi, tutte le giovanette non abbastanza istruite, ed a scanso di altre compromettenti distrazioni. Lasci pure che si raccolgano dove lor piaccia, disse di mal'umore Alfredo, egregio Don Stecca. Se non fosse villania, meriterebbe non rispondergli affatto, ma si potr
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