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Veh! veh! questa voce non m'inganna; è Caicchia il fruttaiolo di via San Francesco; no, è del suo figliuolo, quel monello che non ha mai fatto nulla di bene. Oh! oh! Caicchia. Chi mi chiama? rispose la voce. Son io, è Topo che hanno fatto cascare nella trappola: ma tu sei dentro? Son fuori; non son gonzo. E che ci fai? Faccio il gatto.

Clepa pure ed avviati o ilbotra di Caicchia*! * A palesarmi adesso. Prima di notte Topo era morto: credettero fossesi avvelenato da stesso; la sua morte e la fallita impresa delle catacombe aveano salvato i congiurati. In quella notte medesima da incogniti ladri venne derubata madama Guglielmi degli ori, degli argenti e delle gioie. Il furto ascendeva a 10,000 scudi.

* Palesato. Topo. Noe.... noe ho ilbotrato nulla due hosine al pittore* pel conia. * Cancelliere criminale, in gergo. Sec. Ma e del Caprone e di Concetta e di Bruto.... Topo. Futtulsco Caicchia! anche te della fusciacca rossa. Sec. Sie sie,,, non ti arioldi barabba. Topo. Barabba! me ne arioldo, sei tene, che volevi bulscherar la Honcetta. Sec. E te ne mi arreggevi lume. Topo.

Gnau, buon pro ti faccia; almeno avvicinati alla mia stamberga, briccone! Un giovanotto dai venti ai ventidue anni, che ben si scorgeva per un secondino di quello stabilimento, si avvicinò alla cella di Topo, ed aperto il piccolo finestrino dell'uscio a doppio sportello, si fece vedere al detenuto. Figliol d'un tette* di Caicchia, to', chi ti faceva qua dentro.

Dopo qualche spazio di tempo Caicchia torna con mezzo boccale in mano e, riaprendo lo sportello, porge da bere a Topo. E tu non bei? Sec. Ho beuto. Buh! che roba! a che osteria l'hai preso? come è amaro! Buh! Sec. È roba da Tobi, birbante! Caicchia! ahimè! brucio, brucio, brucio, muoio, muoio. Sec. O vai ora a ilbotrare di Caicchia*! * A palesarmi. Ah!... t'aspetto all'inferno! ah! Sec.

La polizia non scoperse mai nulla. N.B. Nel dialogo fra Topo e Caicchia si è adoprata l per r e si son soppresse alcune lettere dell'alfabeto per dare un'idea della pronunzia dei Veneziani di Livorno ed in genere del basso popolo. Salvezza.