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Aggiornato: 8 maggio 2025


Non vi parlo dei matrimonii principeschi e regali che vi furono celebrati; penso alla burletta del Brissac e non resisto alla tentazione di raccontarvela. Luigi XIV, diventando vecchio, s'era fatto eremita; ogni giovedì ed ogni domenica andava in cappella, anche di sera, e voleva che tutti ci andassero.

Ma, finita la benedizione, il maggiore Brissac racconta arditamente al re la prova diabolica a cui aveva sottoposta la devozione delle signore. Luigi XIV, che ama il Brissac, finisce col ridere; ridono i signori del seguito, e ride, a farla breve, tutta la corte. Non le dame, intendiamoci.

Brissac si affaccia alla tribuna reale, alza il suo bastone di comando e grida: «Guardie del re, ritiratevi; il re questa sera non vieneIndovinate il resto; le guardie se ne vanno, i torchietti si spengono, le dame spulezzano. Partite loro, il Brissac fa ritornare le guardie al posto. Sopraggiunge il re, si guarda intorno, e non tace la sua meraviglia, non vedendo nessuna delle dame di corte.

La divozione delle dame sbolliva issoffatto; non c'era caso di vederne più una al suo posto. Ora sentite che cosa facesse il Brissac, maggiore delle guardie del corpo, uno schietto soldato, a cui tutte quelle beghinerie urtavano i nervi. Una sera, sull'ora della benedizione, tutti i torchietti erano accesi nelle tribune; le dame, inginocchiate, aspettavano il re.

Il Brissac, con tutta la sua prodezza, non ardì più, dopo quella burletta, passar troppo vicino alle dame di corte. Sfidava le palle, il bravo maggiore; ma non si fidava delle unghie. Andiamo avanti per una galleria di scoltura. Ci sono cento e più, tra statue, busti e monumenti funebri, con figure marmoree, in mezzo alle quali si vedono quasi tutte le più celebri dames de beauté della Francia.

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