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Aggiornato: 7 giugno 2025


Mentre lo spirito di vertigine agitava cosí le teste milanesi, li conti Guicciardi e Castiglioni si trovavano ancora in Mantova, ove si erano recati per prendere le credenziali del Principe ed i passaporti dal F. M. Conte di Bellegarde e per recarsi indi a Parigi per la via piú sicura di Baviera, via che prima di essi avevano tenuta li deputati dell'armata, i generali Fontanelli e Bertoletti. Seppero eglino appena quanto era avvenuto di disgustoso nella capitale, che subito si restituirono ad essa, tuttoché non richiamati da alcuna lettera, da alcun avviso officiale. Avevano gi

Ov'erasene egli andato l'impostore? Chi lo avesse seguito, avrebbelo visto sguizzare in mezzo agli agenti della polizia, parlare a bassa voce coi principali di loro, ricevere graziosamente le loro congratulazioni, e poi trottare sollecito alla casa del suo congiunto il maresciallo Bellegarde, per annunziargli l'esito felice della sua frode.

Se il Principe Eugenio avesse fatto marciare sopra la capitale una porzione delle truppe italiane che restavano sotto i suoi ordini, poteva reprimere i sediziosi e restituire l'ordine facilmente; ma, riflettendo che con l'abdicazione di Napoleone era terminata la sua rappresentanza come Viceré, deliberò di abbandonare il Regno e di restituirsi in Baviera e poi in Francia; lasciò che l'ordine fosse ripristinato dalle armi di S. M. l'Imperatore d'Austria, al quale oggetto combinò nel 23 aprile una seconda convenzione col F. M. Conte di Bellegarde, in forza di cui, e non mai delle non valutate deputazioni spedite dalla Reggenza alli diversi corpi delle armate alleate, prese questi possesso della capitale e dei paesi non ancora occupati. Difatti il generale Sommariva, giunto in Milano nel 25, scrisse alla Reggenza che in vista di essa capitolazione spiegava la sua qualit

Due o tre giorni dopo la narrata scena, il medico Rasori e i suoi tre amici vennero arrestati. Il maresciallo Bellegarde aveva in mano prove esuberanti per trarre a perdizione quei quattro infelici; ma ciò non bastavagli. Ei volea porre addosso le mani sopra i complici della congiura militare, e a questo fine soltanto aveva fatta ordire la picciola congiura secondaria in cui si erano immischiati quei quattro soltanto. Aveva gi

Anche un'altra volta figurò, non piú, la rappresentanza elettorale, allorché si recò in deputazione al F. M. Conte di Bellegarde, nel giorno dieci di maggio, giorno successivo al suo ingresso in Milano. Anche un'altra volta eloquentissimamente arringò il presidente Giovio, e pronunziò parole, che a tutt'altro che ad un consigliere di Stato convenivano, il quale tanta influenza aveva avuto nelle operazioni tutte del cessato governo. Il voto generale, che vi manifestiamo (disse egli al F. M.), si è l'indipendenza protetta da savie leggi e da un principe, che tutte accolga le nostre benedizioni. Pervenga questo nostro ardente desiderio agli Augusti Sovrani alleati. Non è egoismo, orgoglio che domandare ne faccia una esistenza politica alla loro generosit

Il senato era abolito, il paese dichiarito contro il governo italo-francese; l'armistizio stipulato dal principe Eugenio col maresciallo Bellegarde, annullato col fatto; un nuovo governo stabilito, voglioso di trattare direttamente in nome della contrada cui rappresentava, con le PP. AA. Giova ora sapere come fosse accolta al di fuori la notizia di questi avvenimenti.

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