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Aggiornato: 18 giugno 2025


Gionata, capo dei ribelli, lo seconda nella calunnia; Catullo ne ammazza tremila. Chiamati poi a Roma, e chiarito il vero, Vespasiano condanna Gionata alle verge, e al fuoco. Catullo è rimandato assoluto; sennonchè colto da morbo insanabile, agitato dagli spettri, gli escono fuori le interiora, e muore.

Chi di coltello ammazza conviene che pèra, ha detto Cristo, e con giustizia migliore poteva sentenziarsi: chi seminò l'errore raccatta la morte. Il Sacerdote avvolse intorno alle gambe della umanit

Il latrinaio, che ci aveva salutati con tutti i complimenti che aveva potuto raccogliere la sua testa, rimase senza risposta. Signori, buon Natale e tanti anni come questi! Parecchi di noi lo avrebbero sprofondato. Asino porco di un ammazza donne, non è buono neanche di essere gentile! Va all'inferno! Aria! -Ci lasci almeno prendere il caffè, signor sottocapo. Un minuto, meno di un minuto.

Deploro e compatisco il marito, che uccide l'amante fortunato; maledico e condanno quello che ammazza la moglie o l'amante, che si lorda le mani del sangue di una donna, con cui ha diviso i baci e le carezze d'amore; che è forse la madre dei suoi figliuoli.

Un istante, ella fissò gli occhi azzurri, scintillanti, nel viso adusto, non vecchio, non brutto, del padrone che pure la assava. E le braccia robuste, poderose e eleganti insieme, fecero l'atto di scaraventare la zappa alla testa di quell'uomo. Madonna Santissima! Lo ammazza!... Lo ammazza!... La Virginia, balzata in piedi, guardava la scena terribile coi grandi occhi raggianti di perfida gioia.

A te, guardaboschi! che hai venduto la tua carne e la carne del prossimo per due tarì al giorno!» «E il sangue che fumava ed ubbriacava. Le falci, le mani, i cenci, i sassi, tutto rosso di sangue! Ai galantuomini. Ai cappelli! Ammazza! ammazza! Addosso ai cappelli

Ma parliamo delle donne romane; e' non si può rivocare in dubbio, che in esse viva latente, e talora si palesi nella sua magnificenza il sangue della madre dei Gracchi e di Lucrezia; tra i miei ricordi noto come un mio amico passando per una contrada presso ponte Sisto di Roma vide due fanciulle bellissime intente a cucire panni in certa stanza terrena senza curarsi della pioggia di bombe, che mandavano i Francesi; di un tratto una bomba presso sfonda una casa, e cascata sul letto dove riposavano due vecchi gli ammazza; placide e chete esse lasciarono i lavori per recarsi a vedere che mai fosse successo, e ad apprestare soccorso; udito il caso funesto, levarono gli occhi al cielo e sospirarono: «pace all'anima loro!» e senza più parole tornavano a riprendere il compito interrotto.

In ventisei o ventisette anni di galera, è rimasto l'imbecille del processo. La sua mania era di credersi un personaggio politico un uomo che aveva «fatto il colpo» per ordine di Garibaldi. «Mentre tutti noi, che disprezziamo il sicario, gli dicevamo che non era che un vile accoltellatore che ammazza per una somma qualunque.

Il Gongora lo conosceva, e gli domandò: "È un lavoro che ammazza, non è vero?" E quegli rispose sorridendo: "Non mi pare," e si ricurvò sul suo quadro. Lo guardai come avrei guardato una creatura d'un altro mondo. Passammo negli stanzini da bagno, piccoli, fatti a vòlta, e rischiarati dall'alto per mezzo di alcuni fori aperti nel muro, in forma di stelle e di fiori.

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