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130 Poco era men di trenta piedi, o tanto, ed egli il passò destro come un veltro, e fece nel cader strepito, quanto avesse avuto sotto i piedi il feltro: ed a questo ed a quello affrappa il manto, come sien l'arme di tenero peltro, e non di ferro, anzi pur sien di scorza: tal la sua spada, e tanta è la sua forza!

Molti son li animali a cui s’ammoglia, e più saranno ancora, infin che ’l veltro verr

Molti son li animali a cui s'ammoglia, e piu` saranno ancora, infin che 'l veltro verra`, che la fara` morir con doglia. Questi non cibera` terra ne' peltro, ma sapienza, amore e virtute, e sua nazion sara` tra feltro e feltro. Di quella umile Italia fia salute per cui mori` la vergine Cammilla, Eurialo e Turno e Niso di ferute.

Molti son gli animali a cui s'ammoglia, E più saranno ancor in fin ch'el veltro Verr

Restaci nondimeno a vedere una parte, alla quale pare che dirizzi l'animo ciascuno che il presente libro legge, e quella disidera di sapere; cioè quello che l'autore abbia voluto sentire per quello veltro, la cui nazione dice dovere esser «tra feltro e feltro». E, per quello che io abbia potuto comprendere, per le parole dell'autore, per li ragionamenti intorno a questo di ciascuno il quale ha alcun sentimento, l'autore intende qui dovere essere alcuna costellazion celeste, la quale dee negli uomini generalmente impriemere la vertú della liberalitá, come giá è lungo tempo, e ancora persevera quella del vizio dell'avarizia.

E questo non è da dubitare che l'autore non sapesse; per che, avendol posto, assai bene possiam comprendere l'autore volere altro sentire che quello che semplicemente suona la lettera, e cosí in ciò che sèguita del rimettimento di questa lupa in inferno: la sposizione delle quali cose a suo tempo riserberemo. «E piú saranno ancora», che stati non sono, «infin che 'l veltro Verrá». È il veltro una spezie di cani, maravigliosamente nimica de' lupi, de' quali veltri dice, come appare, doverne venire uno, «che la fará morir con doglia».

«Questi», cioè questo veltro, «non ciberá», cioè mangerá, «terra peltro». Peltro è una spezie vile di metallo composta d'altri. «Ma sapienza, amore e virtute». Questi non sogliono essere cibi de' cani; e perciò assai chiaro appare lui intendere altro che non par che dica la lettera. «E sua nazion sará tra feltro e feltro». È il feltro vilissima spezie di panno, come ciascun sa manifestamente.

«Questi», cioè questo veltro, «la caccerá per ogni villa», cioè estermineralla del mondo, «Finché l'avrá rimessa nell'inferno, onde invidia prima dipartilla». In queste parole chiaramente si può intendere, l'autore dire una cosa e sentire un'altra; conciosiacosaché manifesto sia in inferno non generarsi lupi, e perciò di quello non poterne essere stato tratto alcuno, per doverlo in questa vita menare.

Tali raffronti lunghi e minuziosi, non entrerebbero però ne' termini imposti a questa Prefazione. Ma ci contenteremo di qualche osservazione succinta. Dal passo sul veltro si ricava che Jacopo confuta l'opinione di altri, che vollero vedere nel veltro, o un personaggio di nazione gentile, o anche di bassa estrazione. Egli l'una e l'altra ipotesi ribatte come non conformi alla intenzione del poeta.

Vogliono adunque alcuni intendere questo veltro doversi intendere Cristo, e la sua venuta dovere esser nell'estremo giudicio, ed egli dovere allora esser salute di quella umile Italia, della quale nella esposizion litterale dicemmo, e questo vizio rimettere in inferno.