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Egli è a quattrocento passi di qui! esclamò egli afferrando per le spalle il sennarese e ficcando i suoi occhi in quelli di lui. Ti assicuro che lo vidi e scommetterei che vi è ancora. E l'almea dove fu alloggiata? In una palazzina della riva sinistra ed è circondata da un palmeto. Grazie, giovanotto, grazie, ripetè Omar, gettandogli nella farda un nuovo pugno di para.

Per due ore l'esercito fiancheggiò il palmeto di Kasegh cercando di tenersi all'ombra, poi entrò in una vastissima pianura sabbiosa, calcinata dal sole, sparsa di arditissime rupi e di magri cespugli. Che brutto luogo, disse O'Donovan, che cavalcava a fianco di Fathma. Temete qualche cosa? chiese l'almea. Non scordatevi Fathma, che oggi è ilgennaio. Che vuol dire ciò?

Gettò uno sguardo sul colossale cadavere del negro, stette alcuni istanti in ascolto, poi, assicurato dal funebre silenzio che regnava nel palmeto, ripresa la scimitarra e le vesti, si allontanò a rapidi passi dirigendosi verso il campo. CAPITOLO XIV. L'appuntamento Il campo si era gi

Omar e Fathma, procedendo silenziosi come ombre e colla massima circospezione, in capo a mezz'ora ebbero attraversato il palmeto senza aver incontrato alcun insorto. Essi si trovarono dinanzi ad una serie di scoscese colline, in cima ad una delle quali alzavasi un tugul conico.

Omar lo udì chiedere notizie sulle posizioni occupate dai ribelli e se questi ronzavano attorno al campo da quel lato. Ricevuta una risposta negativa, il nubiano, passatosi il remington sotto al braccio, uscì dall'accampamento inoltrandosi in un palmeto. Dove va? mormorò Omar. Seguiamolo.

D'improvviso Fathma afferrò fortemente il braccio d'Omar e lasciò uscire dalle labbra contratte una sorda esclamazione. Guardala! diss'ella con voce arrangolata. Guardala! Una donna armata di fucile e affatto sola, era apparsa sul limitare del palmeto. La luna che batteva su di lei, rendeva perfettamente visibili i suoi lineamenti e il costume greco che indossava.

Ella si arrestò alcuni istanti nella pianura cogli occhi fissi su due punti neri che scendevano dal cielo, ingrandendo a vista d'occhio. Guarda, Omar, diss'ella rabbrividendo. Vedo, rispose il negro. Sono aquile che calano nel burrone. Povera Elenka! Questa sera non rimarranno di lei che le spolpate ossa a pasto delle belve feroci. Soffocò un sospiro e riprese la corsa internandosi nel palmeto.

I tre cavalli con un ultimo slancio guadagnarono il palmeto prendendo un largo sentiero sul quale scorgevansi, profondamente impresse, le traccie lasciate dalle ruote dei cannoni, e si arrestarono poco dopo dinanzi ad un gruppo di capanne attorno alle quali bivaccavano alcune compagnie di negri d'Etiopia. Alto! comandò O'Donovan. Siamo giunti a Kassegh. I tre viaggiatori balzarono a terra.