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Posti nuovamente in confronto, la Natzichev si era corretta, dichiarando che aveva creduto di udire la voce, ma che forse per la concitazione si era ingannata.

Quando i fogli pubblici diedero notizia che, chiusa l'istruttoria, sulle concordi confessioni della Natzichev e di Zakunine la contessa d'Arda era stata assassinata dalla nihilista e che l'atto d'accusa avrebbe deferito la rea al giudizio dei giurati, la curiosit

Doveva egli proprio rinunziare a indagini ulteriori? La speranza d'avere una prova inoppugnabile era proprio perduta? E come concludere la sua lunga e vana istruttoria? Bisognava proprio accettare le ultime dichiarazioni degl'imputati? O negarle, e riaffermare che la contessa si era uccisa, e che la Natzichev s'incolpava soltanto per la paura di veder condannato il principe, pure essendo innocente quanto lui, e che per questa ragione le loro versioni non erano state concordi?... O tornare all'ipotesi, gi

Esistono: le troverò! Tanto meglio! rispose il Ferpierre. Voi potete anche essere certo che le cercherò, che le cerco anch'io!... E, prima d'esser persuaso dalla forza di quella fede, lo congedò e diede ordine che introducessero la giovane sconosciuta. Il vostro nome? le domandò. Alessandra Paskovna Natzichev. Nata a?... Cracovia. Quanti anni? Ventidue. Che professione? Studente di medicina.

Suor Anna Brighton doveva esser morta a Stonehaven; il nome della contessa d'Arda si cancellava dalla croce del cimitero della Sallaz. Del principe e della giovane nihilista nessuno seppe più nulla dopo la liberazione: sicuramente essi erano tornati alla loro propaganda. Ai loro amori, anche? Era probabile: dopo l'eroico tentativo di salvarlo, Alessandra Natzichev doveva aver vista ricambiata da Zakunine la passione che ella gli portava. I giornali, pieni una volta delle notizie relative all'accusa che li minacciava entrambi, non parlavano più di loro; altre storie di altre passioni occupavano il posto gi

Io posso ammettere benissimo che lasciavate senza risposta alcuni vostri compagni non per mancato zelo ma per badare ad altri. Alessandra Natzichev, per esempio, vi occupava molto... Lo sguardo del principe lampeggiava. Non parlate così! disse sordamente.

Paragonandole, egli vi aveva scoperto qualche contraddizione; mentre la Natzichev asseriva che, nel punto culminante della sua spiegazione con la contessa, udendo la voce conturbata del principe chiamare, aveva lasciato andare il colpo per paura che se egli sopravveniva non avrebbe più ritrovato l'occasione di sbarazzarsi della rivale, il principe invece affermava d'essere accorso dopo udito il colpo da lontano.

Se c'era un colpevole!... Infatti, posto che egli avesse denunziato ai giudici la menzogna della Natzichev, come avrebbe potuto convincerli poi della colpa di Zakunine? Se la innocente s'incolpava per salvare il reo, come indurre il reo alla confessione?

Mentre la confessione della Natzichev faceva dimenticare la passione di lui e permetteva di evitarne le testimonianze, egli doveva, per dichiarare mentita questa confessione, intervenire ancora più attivamente, insistere nel sentimento che lo aveva unito alla contessa, esporlo ai sospetti profanatori!... Ma, per evitare il danno intollerabile, egli doveva pure, tacendo, ammettere che Zakunine fosse innocente; e a quest'idea tutto l'essere suo insorgeva: no! se c'era un colpevole era lui! non poteva esser altri che lui!...

Se egli aveva ammesso tante cose per dubitare della confessione della Natzichev, come non ammettere questa? Era la più considerevole. La passione del giovane serviva dunque a qualche cosa e la freddezza sua propria non serviva a nulla, se il giovane vedeva più chiaramente di lui?