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«Ah, quel riso!...» Era sperabile che Zakunine osservasse l'unico patto posto dalla infelice?... Nel ricostruire con l'aiuto di quelle confessioni il carattere dell'accusato, il Ferpierre sentiva che l'avverso giudizio di Roberto Vérod non era dettato dalla passione. Dietro l'umanitaria professione di fede, con la predicazione della giustizia, dell'eguaglianza, dell'amore, quell'uomo doveva nascondere un egoismo scettico, ingordi appetiti, voglie malsane, se era stato capace di ridurre a quel tormento la creatura che gli si era resa a discrezione. Se la lusinga di ridurlo a una più calma prosecuzione della riforma sociale era fallita, aveva egli almeno risposto con atti di bont

Il Ferpierre sostò un momento per riprendere fiato. Roberto Vérod restava nell'attitudine con la quale lo aveva udito: a capo chino, le mani strettamente congiunte, come quegli che aspetta un colpo mortale.

Più degli altri il giudice Ferpierre, nonostante i nuovi processi e i nuovi misteri proposti alla sua indagine, ne serbò memoria: troppo grave era stato il suo dubbio, troppo penoso il dispetto di non aver saputo veder chiaro in quell'intrico. Cercando di giustificarsi agli occhi suoi proprii, egli pensava che, dopo la lettura delle memorie della contessa e l'interrogatorio del Vérod, aveva visto ed affermato la verit

Ella rispondeva all'interrogante, senza badare ai suo complice. Solo quando il giudice si rivolse a quest'ultimo per domandargli se negava ancora, ella girò il capo, guardandolo. È vostra amante? ripetè il Ferpierre mentre i due si fissavano, la donna con espressione di dominatrice serenit

Ora era morta, assassinata; e il giudice non credeva al delitto, ed egli viveva! L'incertezza del giudice Ferpierre dinanzi al dramma di Ouchy era venuta crescendo.

Ella disse fermamente, fissandogli gli occhi negli occhi: Sono io. Ah, confessate? esclamò il Ferpierre. L'altro giorno vi offendeste del mio sospetto!... Bene! Ditemi allora: quando mutarono i vostri rapporti? Quando egli venne a Zurigo. Venne apposta per voi? No. Perchè allora? Per motivi politici. Spiegatemi come mutarono i vostri rapporti. In due anni vi vide due sole volte.

Esistono: le troverò! Tanto meglio! rispose il Ferpierre. Voi potete anche essere certo che le cercherò, che le cerco anch'io!... E, prima d'esser persuaso dalla forza di quella fede, lo congedò e diede ordine che introducessero la giovane sconosciuta. Il vostro nome? le domandò. Alessandra Paskovna Natzichev. Nata a?... Cracovia. Quanti anni? Ventidue. Che professione? Studente di medicina.

E quando, una settimana dopo, con la conferma di queste voci, il Ferpierre ebbe il referto del magistrato scozzese, comprese d'avere ancora una volta sbagliato nelle sue previsioni. Suor Anna non aveva potuto rispondere alla contessa illuminare la giustizia, perchè era caduta come morta leggendo la lettera dell'antica prediletta sua allieva.

Il Ferpierre sentiva che questi pensieri avevano dovuto occupare la defunta a quel tempo; egli quasi li leggeva tra riga e riga. E come durante l'audizione di una frase musicale si prevede lo svolgimento e la cadenza della melodìa, le sue logiche anticipazioni erano confermate dai successivi passaggi delle memorie. «Non ho avuto coraggio, ma bisogna trovarne.

Se sapeva della disunione, la sua gelosia non sarebbe stata però molto ragionevole... soggiunse il Ferpierre, il quale si proponeva da stesso le obbiezioni e, nello sforzo di veder chiaro in quel mistero, annunziava tutti i pensieri che gli si venivano affacciando. Seppe che erano in discordia? Non posso dire. S'accorse che ultimamente il principe era divenuto migliore per la defunta?