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Ma puossi qui domandare: che speranza poteva qui porgere di vittoria sopra la lonza l'ora del mattino e la stagion della primavera?

«Ma non », gli diede speranza l'ora del tempo ecc., «Che paura non mi desse La vista», cioè la veduta, «che m'apparve», appresso la lonza, «d'un leone. Con questo mostrava, impropriamente parlando, di aver paura di lui.

Conciosiacosaché in questi due tempi soglia piú di ferocitá essere negli animali, percioché l'ora del mattino gli suole generalmente tutti rendere affamati, e per conseguente feroci, e la stagione del tempo gli soglia render innamorati piú che alcun altra stagion del tempo; e gli animali sogliono per queste due cose, per lo cibo e per venere, esser ferocissimi, e massimamente la lonza, la quale è di sua natura lussuriosissimo animale: e cosí pare che di quello, di che si conforta, si dovesse piú tosto sconfortare.

Le quali, quantunque a molti e diversi vizi adattare si potessono, nondimeno qui, secondo la sentenzia di tutti, par che si debbano intendere per questi: cioè per la lonza il vizio della lussuria, e per lo leone il vizio della superbia, e per la lupa il vizio dell'avarizia.

Ecco quasi al cominciar dell'erta Una lonza legier e presta molto Che di pel maculata era coperta.

Dice adunque: «Ed ecco quasi al cominciar dell'erta», cioè della costa, su per la quale salir dovea per partirsi della pericolosa valle, «Una lonza leggera e presta molto, Che di pel maculato era coperta».

Cominciando coll'animo a salire su pe la detta altezza, mostra che tre bestie gli si parassero dinanzi per isturbarlo, per le quali figurativamente si conprendono i principali tre vizii più contrarii a bene operare dell'animo, de' quali il primo è lussuria, formandola in lonza, però che come lei è macchiata di molti e diversi colori, come di molti e diversi piaceri e di simigliante umidit

Io avea una corda intorno cinta, e con essa pensai alcuna volta prender la lonza a la pelle dipinta. Poscia ch’io l’ebbi tutta da me sciolta, come ’l duca m’avea comandato, porsila a lui aggroppata e ravvolta. Ond’ ei si volse inver’ lo destro lato, e alquanto di lunge da la sponda la gittò giuso in quell’ alto burrato.

Tornerai da me stasera, ché compreremo una libbra di lonza per fare arrosto; e poi, con quel guazzetto che fa l'Orgilla, vo' che noi sguazziamo. E mena l'indiano. PILASTRINO. Hai ben pensato. E che ci arem da cena? GIRIFALCO. Non t'ho detto? PILASTRINO. Non t'ho inteso. GIRIFALCO. Una libbra di buon porco. PILASTRINO. A incominciare. E poi infra pasto? GIRIFALCO. Quello non basterá?

Nulla altra cosa m'occorre, alla quale queste tre bestie si possano meglio adattare, che sia quello il che è a tutti comune, che alli tre nostri principali nemici, cioè la carne, il mondo, il diavolo; e per la carne intender la lonza, per lo mondo il leone, e 'l diavolo per la lupa. Questi tre continuamente vegghiano e stanno intenti alla nostra dannazione.