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E, con tutto ciò che Venezia ha dismesso di far la moneta picciola di lega bassa, come son le lire e li marcelli e altre simili, non per ciò vitupero che per le monete picciole, e in quella quantitá che sono bastanti per cambiare conforme la grandezza del Stato del prencipe, si facessero, non dico di lega bassa, ma di rame scietta, nella quale solamente la forma e non la materia apportasse d'utile, perché questo resultaria in beneficio d'alcuna considerazione del prencipe e non genereria alcuno delli predetti inconvenienti, e in ogni caso saria facilissima la provisione che non li generasse, e cosí ancora che non causasse che altri la facesse: quale provisione taccio, per non trattarsi di questa materia.

Sire! a voler vivere una vita potente e sicura, voi dovete edificare, anzichè sul presente, sull'avvenire; e l'avvenire è prima d'ogni altra cosa la guerra. Or sapete voi che cos'è per la Francia la guerra? È guerra di propaganda, guerra altamente rivoluzionaria, guerra europea, lunga, feroce; guerra dei due principî che da secoli si contendono l'universo; non v'è guerra possibile per la Francia ove non sia nazionale, ove non s'appoggi alle passioni delle moltitudini, ove non si alimenti d'uno slancio comunicato ai trentadue milioni che la compongono. Non v'è slancio possibile per la Francia se non si rinnovellano gli uomini, i sistemi e le cose; se non si commuove la gioventù con la gloria, e il popolo con una vasta idea d'incremento e d'utile gigantesco. Ma la gloria de' giovani sta nel grido che i loro padri bandirono al mondo: guerra ai re! libert

Liberatore ed eroe. Non siete voi gli uomini che chiamarono in ogni tempo gloriose le insurrezioni trionfanti, e magnanimi i popoli che le compievano, e che perseguitan oggi coi nomi di demagoghi e settarî gli animosi che tentano rifarle e soccombono? Non diceva il Gioberti, vostro, belle, sublimi e portentose le parole DIO E IL POPOLO che splendono sulla nostra bandiera? Non ci salutava egli, quando eravamo potenti del favore di tutta la gioventù, precursori della nuova legge e primi apostoli del rinnovato Evangelo , per poi versare l'insulto sui nostri nomi, quando la gioventù, traviata da false lusinghe, ci abbandonava? Non udii io, nel 1848, parecchî tra gli oratori a voi propizî, ch'oggi dichiarano perchè credono il principato rifatto potente essere la guerra regia unica speranza d'Italia, dichiarare a me ed agli amici miei perchè credevano, caduta Milano, condannato ad impotenza il principato che, pentiti dell'errore commesso, fidavano esclusivamente alla guerra del popolo l'emancipazione italiana? Non cospiravano meco dieci anni addietro, in nome di una fede rigeneratrice, gli uomini che, nella vostra Camera, citano Machiavelli a provare che la politica non conosce principî, ma solamente calcoli d'utile a tempo, e che son buone le alleanze coi tristi purchè potenti? Non recitano ogni giorno i gazzettieri di parte vostra lodi al Bonaparte imperante in seggio, che abominavano quando non era che pretendente? Non siete voi, signore, presto a cedere, con vero tradimento al paese, il mezzogiorno d'Italia a Murat, purchè l'impero v'assicuri compenso d'una zona di terreno al di l

Benchè da tanto tempo avesse posto dimora fra noi, pure conservava intenso, vivissimo l'affetto alla patria sua e non lasciava passare occasione per informarci di quanto i suoi connazionali compivano d'utile, di buono, ed in che fossero a noi superiori.