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In tanta purezza d'azzurro, quel matrimonio d'un uomo vecchio con una donna matura, quel discorso del cambiamento di camera per cedere a loro la camera comune coi due letti gemelli, suscitò tutte le ripugnanze della poetica Paola.

Era il meriggio, Ma sui verdi sentier dal sol dorati Nell'alme loro v'eran due tramonti. Ei camminava mesto, lentamente. Guardando le pupille dolorose D'azzurro limpido E la purezza del profilo, e spente Quasi sul volto a lei le belle rose. Gli antichi parean tornati ancora; Ei credeva sognare un sogno vero. Le foglie tremule Mormoravan su lor come in allora Che Amor li precedeva sul sentiero.

Poi andò al balcone irritata dalla penombra grigia che l'avvolgeva, assetata di luce, assetata d'azzurro, e spalancò le gelosie con un impeto nervoso, mormorando sempre La vita è solitudine Senz'amor, senza sogni e senza Dei.

Era una bellissima giornata, una di quelle giornate che fanno nascere nell'anima dei poveri condannati al lavoro quotidiano, il desiderio di una modesta entrata e di una carrozza per uscirsene alla campagna. Il cielo limpido, trasparente, rasserenava lo spirito e tingeva d'azzurro i pensieri; l'aria fresca del mare temperava la vampa del sole e ristorava i polmoni.

Levò gli occhi cerchiati d'azzurro come Lucia chiese il permesso d'entrare; si alzò premurosamente, stette in attesa di sapere il perchè della visita. Lucia si spiegò. A le parole della signorina, il volto pallido e soave della giovine bionda, prese poco a poco un'espressione dura; la bocca le si atteggiò a disdegnosa amarezza; gli occhi turchini si fecero torbidi.

La Paola, invece, aveva un ideale poetico, mezzo uomo e mezzo angelo; pensava all'amore come ad una musica serafica, ad un vincolo misterioso, solenne ed eterno; il matrimonio se lo figurava «il traversare la vita tenendosi per mano». Era per lei il colmo della poesia, un quadro di bellezza, di gioventù, di luce e d'azzurro.

La campagna tra l'Aja e Leida è come tra Rotterdam e l'Aja, tutta una pianura verdissima, macchiettata dal rosso vivo dei tetti e rigata d'azzurro dai canali, con qua e l

La terrazza divenne per noi un serbatoio d'azzurro, immateriale bacino ove l'acqua vergine della sera s'accoglieva pensosa, in tondo, misteriosamente... L'anima mia insaziata s'abbeverò di gioia a quelle balaustrate, l

Ed ella alzava al vasto firmamento Gli occhi che d'azzurro s'empiano e di contento. Alfin si mosse. Allora provò una gran sorpresa: Un giovane mai visto, con una mano tesa Dritto verso di lei nuotava ed un delfino Parea, maestoso qual era in suo cammino. Veniva. Egli era bello al par d'un dio pagano. Veniva. Ad ogni istante era meno lontano.

Il secondo invece era alto, scarno, di colorito bruno occhi grandi ma stupidi, lineamenti insignificanti colle labbra, le palpebre e le sopracciglie tinte d'azzurro, le unghie delle mani tinte di zafferano e la pelle unta di grasso di cammello mescolato a zibetto che tramandava un profumo fortissimo.