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Ad un tratto Vanardi e Borgetti, che aspettavano sempre nel salotto della banca, videro aprirsi con impeto l'uscio del gabinetto del signor Bancone ed entrare sollecito con aria di assai premuroso interesse il signor Gustavo Pannini.

Pagare! come lo poteva Gustavo? Era dunque l'onore perduto e l'impiego?.. In quella gli venivano ricapitate quelle tali cartelle che ho detto. Se avesse potuto disporre delle medesime!... Cotal pensiero si era appena affacciato alla sua mente che Borgetti sopraggiungeva ad esigere la somma dovuta. Fu un atto più d'istinto che di ragionamento.

A Borgetti, soggiunse rivolgendosi al principale come per ispiegargli la ragione del suo cambiamento d'avviso, debbo parlare di qualche cosa che mi preme. Va benissimo: rispose il banchiere dandogli quasi licenza di andarsene con un olimpico cenno di capo. Scendete per la scaletta interna che mette nel mio studiolo, e così farete più presto.

Sono due: rispose il domestico; ma il più impaziente, quegli che mandò su il garzone è il signor Borgetti agente di cambio. Pannini piantò a mezzo la tazza che stava bevendo, la depose sulla tavola affrettatamente, gettò col

E senza attender altro soggiunse parlando all'agente di cambio: Vieni di qua Borgetti. Passò nello studiolo con quest'ultimo: e Vanardi, rassegnandosi alla pazienza, tornò a sedersi presso il fuoco. Tra il marito di Lisa e l'agente di cambio aveva luogo il seguente dialogo: Ebbene? aveva ripreso Gustavo; che hai tu fatto? Secondo il tuo desiderio ho comperato di nuovo per fine mese. Quanto?

Lo sportello si richiuse, e ricominciò il suono del denaro maneggiato. Borgetti andò in cerca d'un garzone, Vanardi tornò nel salotto. Gustavo Pannini era stato diffatti invitato a far colezione dal banchiere, il quale, come non di rado avveniva, l'aveva preso a braccetto e l'aveva condotto seco di sopra al piano superiore ne' suoi suntuosissimi appartamenti.

Ed Antonio s'affrettò a trar di tasca la lettera di Selva e porgerla a Pannini; ma in quella Borgetti guardò l'orologio e fece un atto che indicava la sua premura e la sua impazienza. Abbia la gentilezza di aspettare ancora un momento, disse Gustavo ad Antonio. Questo signore ha da parlarmi di cose premurose che non ammettono indugio.

L'infelice era disperato, e benchè non sapesse come trovarci un rimedio, aveva pregato quell'agente a cui doveva pagare tal somma, quel cotal Borgetti che ci avvenne d'incontrare in quegli uffici quando la prima volta ci entrammo in compagnia di Antonio, di tornare verso sera che in qualche modo avrebbe provvisto.

Borgetti prima di rispondere, per farlo avvertito che non eran soli, gli additò con un cenno di capo Antonio che tormentava il suo cappellaccio con aria tra d'imbarazzo e tra di cattivo umore. Gustavo non potè trattenere un atto di contrariet

Infelice, che non presentiva nemmeno come in quel momento medesimo venisse al pian di sotto negli uffici della banca un cotale che doveva essere lo stromento della sua rovina; e questo cotale era il signore elegante cui dal cassiere abbiamo udito salutato col nome di Borgetti.