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Aggiornato: 13 giugno 2025
Voi fortunati! esclamò il Virey con un sorriso di sdegnosa ironia voi che avete il privilegio di scorgere l'anima attraverso le molecole organiche dalle quali risulta la vitalit
Così parlando, il Virey si ritirò nel vicino gabinetto. Fratello Consolatore cadde in ginocchio presso il letto dell'infermo mormorando una preghiera. Trascorsa un'ora, il Primate di medicina rientrò nella stanza.
Chi era quel personaggio... terribile? Lo sapremo più tardi; vediamo ora qual fosse nell'aspetto. La sua testa era enorme. Figuratevi la materia organica di quattro teste, impiegata a formarne una sola. Al vederlo, il Virey provò un fremito di ribrezzo e si arrestò come impietrito.
Il Virey e l'Albani, che passeggiavano in mezzo alla moltitudine irrequieta, calmi e sereni, poco o nulla preoccupati del voto che in quel giorno poteva elevare l'uno o l'altro ad uno dei più onorifici seggi della rappresentanza europea, si soffermavano dinanzi a quello strano reclamo.
Ai due praticanti magnetisti che lo accompagnavano si era aggiunto un numeroso drappello di giovani studenti, intervenuti spontaneamente al consulto per erudirsi nella dotta e faconda parola dell'illustre scienziato. Il Virey da più mesi non era venuto a Milano; tutti si attendevano che al letto degli infermi egli avrebbe solennemente proclamate e spiegate le sue grandi teorie innovatrici.
Ciò detto, il Virey riconsegnò a fratello Consolatore la fotografia dell'Albani, dopo averne spiccato uno dei tanti ritratti fotografici che vi erano intercalati.
Mentre Rousseau usciva dall'emiciclo, entravano dalla porta Orientale tre nuovi personaggi, i quali dopo breve ricambio di saluti, sedettero presso Raspail. Erano tre primati del dipartimento francese: Virey, Michelet e Fourrier, celebri innovatori o piuttosto trasformatori della scienza zoologica.
Il malato chiude gli occhi, e dopo breve silenzio risponde affermativamente. Ad un cenno del Virey, i due praticanti magnetisti abbassarono le braccia, e la testa del malato, abbandonata dal fluido possente, ricadde assopita sui guanciali. Il Virey rivolse la parola al fratello Consolatore.
L'Albani e il Virey si gettarono nella corrente dei fuggenti, incalzati dagli urli, o piuttosto dai ruggiti di quella belva capace di tutti gli orrori, che è un popolo scatenato.
Perchè così turbato? chiese il Virey al fratello. Io parto per Milano rispose l'Albani; volete profittare della mia volante e tenermi compagnia? Impossibile. Devo trovarmi a Pietroburgo questa sera per prender parte ad un Consulto finale al letto dello Czarre, gravemente tormentato dai calcoli. Con dolore mi separo dai voi. Ci rivedremo?
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