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Aggiornato: 27 maggio 2025
Senza por tempo in mezzo, senza aspettare che gli usseri si ricredessero dal loro sbaglio, Castellazzo salta in carrozza, e prendendo un altra via gli riesce di raggiungere il corpo. Erano novantamila lire che egli salvava dagli artigli dei soldati di re Guglielmo: certo che se questi l'avessero potuto immaginare, per un uomo solo erano capaci di assediare il paese.
A prima giunta immalinconii: ché mi sembrò vedere la pura Dea dell'Acropoli inquadrata, come una qualsiasi principessa prussiana, tra le file dell'esercito di Guglielmo, fitto sulle chiome ambrosie il negro colbacco degli usseri della morte. Ma subito mi sovvenne che nessuna affinit
Qualche neofito della nuova setta cristiana, il proposto don Anna, cinque o sei canonici della cattedrale e la moglie del vice-intendente Caifasso, erano i soli avventori della bottega. La contessa di Caifasso aveva altresì profittato dei gabinetti particolari in compagnia di un tenente degli usseri.
Quei patrizi rimminchioniti non eran leoni e subodorando una scena si tirarono in disparte. Il marchese Ernesto però, antico capitano degli usseri, non poteva battere in ritirata, e levatosi da sedere quanto più presto glielo permise la sua corpulenza, s'appoggiò coi pugni alla tavola, e disse: Was wünscht der Herr Offizier? Ja... Che desidera?
Il nemico che stava poco sulle intese, parve che non avesse nemmeno tempo di montare a cavallo: gli Usseri Rossi si erano ammucchiati nella scuderia; i meno, incerti se avessero a difendersi o a darsi prigionieri, i più, cercando nascondersi in tutti i buchi e perfino nel fieno.
Poco dopo gli Usseri, nostri vicini di caserma, montavano a cavallo e partivano a mezzotrotto.
Castellazzo attendeva da parecchio tempo e nessuno arrivava: i Prussiani avendo saputo dalle chiacchiere dei borghigiani qualche cosa, mandano venticinque usseri nel paese; e, mentre il nostro amico aveva fatto attaccar la carrozza, i cinque uomini dell'avanguardia nemica annunciano al capoposto che non vi erano Garibaldini.
È partito per Avignone il terzo degli usseri. Erano buoni figliuoli e durante la campagna hanno fatto un servizio di ferro Li abbiamo accompagnati alla stazione: hanno voluto abbracciarci e ci hanno lasciato gridando: Viva l'Italia, rammentatevi di noi!... Non temete, bravi figliuoli, noi non potremo dimenticarvi: noi vi abbiamo veduto volare intrepidamente di faccia al nemico, noi abbiamo spezzato il poco pane con voi, noi vi si siamo affezionati nelle fatiche, nei disagi che abbiamo sostenuti per la repubblica... certe cose le non si dimenticano mai!
Parola Del Giorno
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