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Aggiornato: 13 maggio 2025


Fu questo corpo che il 25 di mattino andò ad attaccare in Sesto-Calende il capitano De Cristoforis, e che questi, con strattagemmi degni di una pagina di storia indimenticabile, seppe illudere e deludere così bene, da tenerlo in mano per quasi due ore con forze quattro volte inferiori, e sgusciargli di sotto gli occhi, a mezzo tiro di moschetto, lasciandolo solo a cannoneggiare le povere case di Sesto, dove fin dalla mattina non v'era più l'ombra di un garibaldino.

Arnaldo di Pelagrua francese, cardinale di Santa Maria in Porto, nel tempo di che discorriamo risedeva come legato pontificio in Bologna. Il capitan Vergiolesi vedevasi tuttodì minacciato da lui, e da quel Comune che parteggiava pe’ Guelfi Neri, d’assediargli il castello. La somma delle ragioni era quella del diritto di conquista, contro l’avverso partito; del più forte contro il debole. Le milizie di Bologna si erano infatti avanzate verso il confine di quel territorio vicinissimo della Sambuca. Allora sorse nell’animo del capitano di mandar di nascosto il suo consanguineo Lando de’ Vergiolesi, sotto nome di ambasciatore del vescovo di Pistoia, a papa Clemente in Avignone, acciocchè e’ comandasse che i Bolognesi desistessero dalle ingiuste pretese. Ma il papa, sospettando del vero, richiese a Lando il mandato del vescovo. Or come questo non era che uno di quelli strattagemmi tentato altre volte, trattandosi di possesso gi

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