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Aggiornato: 4 giugno 2025
solvetemi, spirando, il gran digiuno che lungamente m’ha tenuto in fame, non trovandoli in terra cibo alcuno. Ben so io che, se ’n cielo altro reame la divina giustizia fa suo specchio, che ’l vostro non l’apprende con velame. Sapete come attento io m’apparecchio ad ascoltar; sapete qual è quello dubbio che m’è digiun cotanto vecchio».
Sciolsi spirando in cielo aure serene, Del gran Sïon per adorar le mura; Ma su per queste inabitate arene Ruppe nostri sentier cruda ventura; Sì tra fere, e tra boschi il ciel mi tiene, Come tu scorgi e 'l lagrimar non cura; Così l'onor, di che sperava altiero Mio nome incoronarsi, omai dispero. Ma tu chi sei? che 'n sì crudel martoro Anima afflitta visitar non sdegni?
La giovane era commossa ai cari accenti da lei sola intesi, e tremava vedendo torvo ruotarsi qual tempestosa nube lo sguardo del padre che impaziente spirando tosco dalle enfiate labbia proruppe Folle, a che vaneggi tu, a che muovi mistici detti? Ben io apprenderotti quale tu sia, e che sorte ti attenda. Qui vuolsi sangue, e tu il verserai. Però cessa dallo spargere ombra di lode a mia figlia: sarebbe in lei segno dell'odio mio la lode di un Nebiolo. Fra pochi dì o tuo padre sar
Ma tu chi se', che nostre condizioni vai dimandando, e porti li occhi sciolti, si` com'io credo, e spirando ragioni?>>. <<Li occhi>>, diss'io, <<mi fieno ancor qui tolti, ma picciol tempo, che' poca e` l'offesa fatta per esser con invidia volti. Troppa e` piu` la paura ond'e` sospesa l'anima mia del tormento di sotto, che gia` lo 'ncarco di la` giu` mi pesa>>.
Parola Del Giorno
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