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La prima parte di questa lunga poesia, Venere e Sirio, è una felice variazione sui temi filosofici e naturali: mentre egli, ammirando, contempla quelle due vividissime stelle, imagina che la prima gli dica: Ama! e la seconda: Pensa! Così esprime le due forze che riempiono e reggono il mondo morale, e per mezzo delle quali l'intelletto e la materia armonicamente si estrinsecano.

Benvenuto, ella mormorava, benvenuto l'amico segreto del mio cuore; vieni, io sono fresca, e tempero l'arsura nelle membra febbrili; vieni, io ti darò a bere l'acqua gelida, che non si attinge a fontane terrestri; l'acqua di Lete, che procura l'oblìo. Se vorrai dormire io ti apparecchierò in questi miei umori un letto di aliche molle così, da infondere sonno nei corpi che non conoscono più riposo; qui nel profondo tu albergherai in palazzi di carbonchio incrostati di zaffiri; sotto la volta delle acque non morde aura ghiacciata di verno, non affanna l'ardente Sirio; quaggiù viviamo dilettate porgendo le orecchie allo arcano mormorio che muove dalle cose, le quali si formano e si disformano perpetuamente nelle viscere del mondo. Noi, se ti piace, o diletto, spazieremo seduti sopra la schiena dei delfini per la superficie delle acque, o inseguiremo negli antri profondi i pesci che fuggono, e gli altri che si difendono combattendo con la spada, o con la sega; io t'insegnerò a radere con la punta estrema dei piedi il fiore dell'onda, e a palpitare di volutt