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Aggiornato: 9 maggio 2025
Ma il più aguzzo fra essi, il più terribile, simile ad un gingillo demonìaco, o affilatore, al desiderio mio serbalo, pel nemico che so io: e fra le spalle a tradimento il pènetri, e si rigiri fra le rosse labbra della ferita, adagio, con prudenza raffinata, con perfida scïenza: sì ch’ei lo senta nelle carni, ogni attimo di sua vita; e s’aggricci per lo spasimo talvolta; ed a quel sordo incrudelire soffra più che in morir, senza morire.»
AP. Serbalo di grazia a domane. DIC. Il giorno di domane è gi
.......... in un col latte T'imbevvi io l'odio del patrizio nome; Serbalo caro; a lor si dee, che sono A seconda dell'aura o lieta, o avversa, Or superbi, ora umili, infami sempre: disse il conte ALFIERI nella Virginia. IV. In Roma poi vendevansi ceci e noci fritte, e di questo cibo assai si mostrava vaga la plebe.
Exit. Quest'uomo mi rassicura! Non ha nessun segno d'affogato sopra di sè: il suo fisico è tutto per la forca. Serbalo per l'impiccagione, o buona sorte! E fa che la corda del suo destino sia la gomena della nostra salvezza: sulla nostra c'è poco da contare! Se non è nato per finir sulla forca, il nostro caso è disperato. Exeunt. Rientra il QUARTIERMASTRO. Giù l'albero di maestra! Presto!
Sia tuo; serbalo teco; io tel consegno: E tu del gran Signor tempra le voglie, Ed affatica il conosciuto ingegno Ad ammorzar l'ardor che 'n se raccoglie. Visto, ch'ella d'amar prende disdegno Sì fortemente, il messo indi si toglie; E noi creder dobbiam, ch'egli dicesse Poscia al tiranno fier quanto successe.
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