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La sera d'un che faceva gran caldo, Emilia volle provarsi a fare una passeggiata, benchè Bertrando dovesse accompagnarla. Prese la Lena ed uscì seguita dallo scherano, che la lasciò padrona di scegliere la strada. Il tempo era sereno e fresco: Emilia ammirava con entusiasmo quella bella contrada. Il sole all'occaso dorava ancora la cima degli alberi e le vette più alte.

Attilio quella sera aveva osservato il barcheggiare dello scherano, lo aveva riconosciuto per manutengolo di qualche pezzo grosso, e l'occhio suo penetrante, dallo indietreggiare, dalla titubanza e dall'irresoluto contegno di lui, istintivamente aveva augurato male per la sorte della bella fanciulla.

Le volpi intanto cotesta sera nella casa del Fortebracci eran venute a consiglio. Un toccamano di buoni fiorini d’oro aveva fatto promettere a Musone qualunque impresa la più arrischiata. Uso ai contrabbandi sul confine del Bolognese presso Sambuca, dove rimane il villaggio della Moscacchia e d’ond’era uscito, egli era uomo da questo e altro. Venendo adesso a Pistoia, aveva avuto per pretesto il lavoro, ma il fine era quello di pescare nel torbido fra un’agglomerazione di gente come doveva esserci, e così tentar la fortuna con grossi guadagni e non men vergognosi. Però all’invito di Nuto gli cadde proprio la palla al balzo. egli a lui era per far miglior giuoco. Perchè Nuto attesolo prima da solo, come gli ebbe svelato l’impresa da compiersi in quella sera; dal suo consenso e da certi ripieghi ch’ei gli propose, s’accorse subito che razza di birbo era quello, e che un più destro scherano non gli potea capitare. Allora ei lo condusse nelle stanze del Fortebracci; glie lo presentò e gli disse:

Questo grande medico di sventure umane, questo divino inventore di fallaci paradisi, ebbe la infantile innocenza di non sentire stesso infuori «dagli altri», ed amò «gli altri», e quando lo derisero, e quando lo percossero, egli seguitò a credere che il senso della vita fosse «negli altri»; e quando, da tutti tradito, ebbe una croce da ergastolano come ultimo soglio del suo regno terrestre, quando i suoi discepoli eran fuggiti e lo scherano di fazione lo punzecchiava con la lancia nel costato per affrettarne la tenace agonia, quest’uomo ch’era vissuto come un fanciullo, chiamandosi re degli accattoni e messia del popolo d’Israele, cercava in stesso un ultimo filo di voce per benedire i suoi codardi assassini, che vicino a lui rappresentavano il vero simbolo «degli altri