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ecco, io son pronta: io ti sarò la bianca preda che tutta s’abbandona, e al vampo del vorticoso ardor non cerca scampo, se pur, fragile, in petto il cor le manca: come sien fresche le mie labbra, e snelli i fianchi e dolce la mia nuca ai baci sapresti, o Falco, che con colpi audaci nuvole ed astri afferri pei capelli.

PANURGO. Se può dir mia madre, ché questa mattina, uscendone, mi ha partorito. PELAMATTI. Dio ti facci esser nato in buon ponto. Figlio di questa porta, mi sapresti dir se dentro ci fusse Facio? PANURGO. Facio ti sta innanzi e parla teco. PELAMATTI. Dunque, voi sète... PANURGO. Si, si, Facio padre di Alessio. PELAMATTI. Me l'avete tolto di bocca, che proprio volea dimandarvi se voi eravate Facio.

Caro mio, vi sono certi libri nuovi, che si pagherebbero un tesoro. Bravo, e mi sapresti dire il perché? Per poterli tagliare. Ma chè, per poterli leggere, gridò l'

Forse, chi sa!, egli conosce suo padre, e sua madre dall'aperta frasca tende lo sguardo ansiosa del suo ritorno. O madre mia! Beatrice, dimmi, dov'è nostra madre adesso?... Nostra madre? È lassù in paradiso. Lo so, la sua anima alberga nella patria dei giusti; ma io vorrei conoscere in qual parte riposino le sue ossa. Sapresti tu indicarmelo, Beatrice?

Il tuo nuovo posto ti esalta più del solito; veggo benone che tu sapresti reggere a fortuna maggiore. Lo vedremo; per me sai che, per contentarmi appieno, sarebbe poco l'impero del Mogol. , , ne son persuaso: ma quelli che ascoltarono le tue lezioni di modestia, di moderazione, ecc., ecc. Ait latro ad latronem.

La mamma, col viso appoggiato contro i cristalli pensava; il bambino, invece, seguiva collo sguardo un contadino, che seguito da un paio di bovi, andava e veniva per le viottole. Per qualche tempo stette zitto, pago di osservare: poi, incuriosito, chiese alla mamma: Mi sapresti dire che cosa fa quell'uomo?

TRINCA. Potrebbe ben essere, ché il mio padrone ha gran piacere quando dice mal d'altri. TRASIMACO. Mi sapresti dir se ragiona mai dell'eroiche virtú d'un capitano? TRINCA. Chi capitano?

SIMBOLO. Ella è non men bella di dentro che di fuori: mirate con che bel modo non ha voluto accettar il vostro dono rifiutarlo; e se il dono era magnifico e reale, ella è stata piú magnifica e reale a non lasciarsi vincere da tanta ingordiggia. DON IGNAZIO. Simbolo, sapresti indovinar in qual parte della casa ella sia? SIMBOLO. Che posso saper io?

Saresti buono a salire in cima a quell'albero? In cima a quell'albero? io? In mezzo minuto ci salgo. E sapresti dirmi quello che vedi di lassù, se c'è soldati austriaci da quella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli? Sicuro che saprei. Che cosa vuoi per farmi questo servizio? Che cosa voglio? disse il ragazzo sorridendo. Niente. Io sono lombardo. Bene. Va su dunque.

Che vuoi fare, Mortella? Mortella. Chiamami piuttosto Mortina omai, come fa la Rondine quando è tenera, e non sa perché. Giana. Sei strana. Mortella. Sapresti tu cadere con la faccia contro terra? Giana. Sei come fuori di te. Mortella. , è vero: fuori di me e di tutto. Giana. Ma parla almeno. Che sai? Mortella. Non so nulla, e indovino tutto. Giana. Da che ti viene questo rancore implacabile?