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Aggiornato: 29 maggio 2025


E soggiungeva altra roba, forse meno riverente pel suo ministro, cui perciò appunto non articolava chiaro, e che restava in istato di ringhio indistinto. In quel momento, un domestico annunziò il signor conte Sergio di Linsac. Il principe fece un segno della testa, ed il signor di Linsac entrò. Non era avariato di molto, dopo l'assassinio di Regina.

Adriano aveva toccato il gran maestro sei volte, e parato a meraviglia. Adriano lasciò una cedola di 200 franchi sul caminetto del maestro, e, volgendosi a Linsac, gli disse: Andrò a prendervi alle cinque, e pranzeremo insieme. Ora, cugino, son tutto vostro. Volete parlare in vettura, andare a casa vostra, o ritornare alla mia? Da voi rispose il duca.

Altra cosa occorreva nel tempo stesso nella camera di Sergio di Linsac. Una visita notturna.

La conversazione fu interrotta dall'entrata precipitosa di un domestico che rimise al principe una carta di visita. All'istante sclamò il principe. M. di Linsac ò bisogno di parlarvi. Vogliate aspettarmi o ritornare fra due ore. Ritornerò, principe disse Sergio, salutando ed uscendo. Il principe di Lavandall entrò nella sua camera per indossare una redingote, poi si recò al salone.

Augusta riassumeva queste conversazioni col suo ex-intendente e le comunicava al principe di Lavandall. Dal lato suo, Morella scriveva a Sergio di Linsac dei vigliettini come questi qui: «Avvisate se volete: il mio malato

Voi volete dunque pervertirla? sclamò Regina, baciando il dottore sulla fronte. Io non porto mica di tali messaggi. Addio. O' fame, e vado ad asciolvere in casa mia. A vostro comodo, signora Alberto Dehal... ah! scusa! signora contessa di Linsac. Regina fece un segno di minaccia col suo dito, scintillando di un sorriso che illuminò la camera.

Egli aveva ricevuto un secondo viglietto anonimo, più circostanziato del primo col quale lo si invitava di nuovo al ballo dell'Opéra. Non v'era andato. Solamente, questa volta, invece di bruciare il viglietto, se lo aveva cacciato in tasca e si era recato da suo fratello, Giustino di Linsac, per mostrarglielo. Giustino era fratello minore di Sergio, e medico.

Vi auguro il buon giorno, signora contessa Sergio di Linsac. Quando verrete voi a pranzo da me a pique-nique, bene inteso! Non ne so nulla. Non ne ò il tempo. Gl'inviti mi soffocano. Mettetevi al regime omiopatico. Io sono allopatico, carina e non appostato quantunque ciò sia alla moda.

Mettete voi nel gioco perfino Alberto Dehal? E la Svezia. Perfino il principe di Lavandall? Dottore... Inteso. Il principe è la mia ultima posta! Sapete voi chi è la fanciulla, cui il vostro Sergio di Linsac

L'uno e l'altro portavano la testa alta, guardavan dritto innanzi a loro, ascoltavano bene, stavano in guardia, parlando. Come il principe, il signor di Linsac scherza col sorriso quello spasimo che implica nelle sue pieghe Dio e Satana le due met

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