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Aggiornato: 23 maggio 2025


Oh! parlava spedito, quella sera, Prospero Anatolio: l'avvocatessa non poteva esercitare su di lui i fascini occulti che gli legavano la lingua! Era un donnone colossale, colle spalle e colle braccia rosse e rigonfie. In capo aveva un'acconciatura di penne bianche e di fiori finti, con le fogliuzze d'oro; vestiva un abito di seta chiara, a strie verdognole, guernito con bottoni d'acciaio brillantato. Al collo portava una collana di perle false, nelle orecchie smeraldi di Murano, in mezzo al petto, enorme e sformato, uno spillone di filagrana, con una miniatura rappresentante la Piazzetta di S. Marco e la laguna. Aveva la bocca grande, il labbro superiore ornato da due baffetti da matricolino, i denti guasti e il naso a ballotta. Per farsi bionda, essendo rossa di capelli, s'era coperta di cipria e ne aveva sul collo, nelle orecchie, sulle braccia, tanto da infarinare la giubba di Prospero Anatolio, che non poteva a meno di sentire una certa ripugnanza scorgendo un cordoncino annerito dal sudore e dall'uso, il cordoncino del corsè, che usciva fuori, di dietro, sulle spalle, fra il candido fisciù dell'ampia scollatura, rivelatore indiscreto di certi misteri che non destavano curiosit

Non ci voleva di meglio per dar la stura al suo buon umore!.. Cominciò a rifare l'avvocatessa coll'aria languida, e il Damonte vicino, che le tossiva d'amore; poi Scipio Spinola che dirigeva le quadriglie col capitano d'artiglieria e combinava le sciarade in azione col marito e i figliuoli grandi e piccini della Zanibon; e tutto ciò con uno spirito e un brio così schietto e vivace, da far andare in visibilio i suoi fedeli che ridevano come matti.

Parola Del Giorno

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