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Tentò aiutare la Laura, e si fece dar sulla voce dalla cuoca perchè toccava gli agnellotti colle mani sudice; e finì col prendere il vasetto della tafferia, e, colla scusa di infarinare gli agnellotti, fece cadere una tale pioggia di farina sulla tavola, sulle mani della cuoca, sul capo delle bambine, dappertutto, che la cuoca, spazientita, li cacciò fuori tutti quattro, e chiuse dispettosamente l'uscio della cucina.

Oh! parlava spedito, quella sera, Prospero Anatolio: l'avvocatessa non poteva esercitare su di lui i fascini occulti che gli legavano la lingua! Era un donnone colossale, colle spalle e colle braccia rosse e rigonfie. In capo aveva un'acconciatura di penne bianche e di fiori finti, con le fogliuzze d'oro; vestiva un abito di seta chiara, a strie verdognole, guernito con bottoni d'acciaio brillantato. Al collo portava una collana di perle false, nelle orecchie smeraldi di Murano, in mezzo al petto, enorme e sformato, uno spillone di filagrana, con una miniatura rappresentante la Piazzetta di S. Marco e la laguna. Aveva la bocca grande, il labbro superiore ornato da due baffetti da matricolino, i denti guasti e il naso a ballotta. Per farsi bionda, essendo rossa di capelli, s'era coperta di cipria e ne aveva sul collo, nelle orecchie, sulle braccia, tanto da infarinare la giubba di Prospero Anatolio, che non poteva a meno di sentire una certa ripugnanza scorgendo un cordoncino annerito dal sudore e dall'uso, il cordoncino del corsè, che usciva fuori, di dietro, sulle spalle, fra il candido fisciù dell'ampia scollatura, rivelatore indiscreto di certi misteri che non destavano curiosit