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Che val perche' ti racconciasse il freno Iustiniano, se la sella e` vota? Sanz'esso fora la vergogna meno. Ahi gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in la sella, se bene intendi cio` che Dio ti nota, guarda come esta fiera e` fatta fella per non esser corretta da li sproni, poi che ponesti mano a la predella.

e sotto l’ombra de le sacre penne governò ’l mondo di mano in mano, e, cangiando, in su la mia pervenne. Cesare fui e son Iustinïano, che, per voler del primo amor ch’i’ sento, d’entro le leggi trassi il troppo e ’l vano. E prima ch’io a l’ovra fossi attento, una natura in Cristo esser, non piùe, credea, e di tal fede era contento;

Che val perché ti racconciasse il freno Iustinïano, se la sella è vòta? Sanz’ esso fora la vergogna meno. Ahi gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in la sella, se bene intendi ciò che Dio ti nota, guarda come esta fiera è fatta fella per non esser corretta da li sproni, poi che ponesti mano a la predella.

e sotto l’ombra de le sacre penne governò ’l mondo di mano in mano, e, cangiando, in su la mia pervenne. Cesare fui e son Iustinïano, che, per voler del primo amor ch’i’ sento, d’entro le leggi trassi il troppo e ’l vano. E prima ch’io a l’ovra fossi attento, una natura in Cristo esser, non piùe, credea, e di tal fede era contento;

e sotto l'ombra de le sacre penne governo` 'l mondo li` di mano in mano, e, si` cangiando, in su la mia pervenne. Cesare fui e son Iustiniano, che, per voler del primo amor ch'i' sento, d'entro le leggi trassi il troppo e 'l vano. E prima ch'io a l'ovra fossi attento, una natura in Cristo esser, non piue, credea, e di tal fede era contento;

Che val perche' ti racconciasse il freno Iustiniano, se la sella e` vota? Sanz'esso fora la vergogna meno. Ahi gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in la sella, se bene intendi cio` che Dio ti nota, guarda come esta fiera e` fatta fella per non esser corretta da li sproni, poi che ponesti mano a la predella.

e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode di quei ch’un muro e una fossa serra. Cerca, misera, intorno da le prode le tue marine, e poi ti guarda in seno, s’alcuna parte in te di pace gode. Che val perché ti racconciasse il freno Iustinïano, se la sella è vòta? Sanz’ esso fora la vergogna meno.

e sotto l'ombra de le sacre penne governo` 'l mondo li` di mano in mano, e, si` cangiando, in su la mia pervenne. Cesare fui e son Iustiniano, che, per voler del primo amor ch'i' sento, d'entro le leggi trassi il troppo e 'l vano. E prima ch'io a l'ovra fossi attento, una natura in Cristo esser, non piue, credea, e di tal fede era contento;