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Aggiornato: 10 giugno 2025
Finalmente egli arrivò in Venezia, e riferita in senato la commissione avuta dal re di Persia, fu per ciò inviato con altri quattro ambasciatori al papa ed al re di Napoli .
Il Colonnello Leblanc, inviato dal Generale francese, ebbe il merito di parlar chiaro al Mazzini e confessare che scopo della spedizione era la restaurazione papale.
Il re avea inviato due ambasciadori a richieder Genova che desse favore, aiuto e giovamento al papa e al re di Sicilia, zio del re di Francia, contro il re d'Aragona, che avea operato contro la Chiesa, contro le inibizioni del papa, e contro il re di Sicilia, la qual cosa ognun sapea quanto interessasse la corona di Francia. Genova risponde essere in pace col re d'Aragona da 170 anni, e non aver cagione di rompere; ma promette che non dar
«Sette dicembre. Non si muore più di fame. Il Governo ci ha inviato il commendatore Berardi a comunicarci personalmente che da oggi possiamo mangiare e spendere quello che vogliamo noi. Egli è gi
Muzio: "Ora poi, la tua venuta a Venezia, bel soggetto! cosa significa? Chi t'ha inviato? A che sei venuto qui, perverso?". "Vi racconterò tutto" era la risposta del malandrino. E l'altro: "Conterai tutto, vedremo! e nulla ti resti in fondo di quel sacco di malizie e di tradimenti che tieni al posto della coscienza". "Tutto! tutto!" gridava Cencio come un energumeno.
SENNIA. Ditemi, quando vi sète riscattati? TEODOSIO. Avendomo inviato molte lettere per lo riscatto, ha voluto la nostra disgrazia che di niuna ne abbiamo ricevuto risposta; cosí abbiam rotta la prigionia e siamo scampati. LAMPRIDIO. Voi dovete esser usi a star in prigione; non deve esser questa la prima volta che l'avete rotta. SENNIA. Come sète venuti a Napoli?
Ciascuno mangiava quello che aveva ordinato senza dire una parola. La sola cosa in comune fu una bottiglia della cassetta che ci aveva inviato il buon Quadrio, direttore della Valtellina di Sondrio. Era un vino eccellente che non bevevamo da un pezzo. Buono, dissi vuotando il bicchiere. Nessuno rispose. Pareva avessi detto loro una insolenza.
Seduti sul fusto di una vecchia pianta rovesciata, Gasparo cominciò a favellare dei disegni della corte papale coadiuvata dal Principe C. Narrò che lui stesso era stato inviato dal Principe per scoprire ove potevano trovarsi i liberali ed infine che egli, Gasparo, bramoso di vendicarsi del governo dei preti offriva invece il suo concorso ad Orazio colla sola condizione di esser accolto nella banda liberale.
Ora, che la lega del parentado fosse per aiutarlo, non dubitava il marchese; anche pur dianzi, al suo inviato, tutti ad una avevano fatto le più solenni promesse. Quanto a sè ed alle forze raccolte nel Finaro, egli si teneva abbastanza sicuro, da credere che i Genovesi avessero per quella volta fatto male i lor conti. Questo era l'essenziale.
Dopo tali disgraziati avvenimenti, l'odio e la diffidenza dei contadini contro li cappedda si sono accresciuti in modo terribile; tanto che essi sfuggirono come un leproso un inviato da un comitato di Palermo, che v'era andato a fare un'inchiesta per poter distribuire dei soccorsi alle vittime.
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