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Aggiornato: 8 maggio 2025
E s'affretta a gridar: fin che ne l'alto Le stelle, ove pugnammo, in giro andranno, L'armi e le forze, onde l'inferno esalto Mai sempre infeste al Vatican saranno: Gonfi, gonfi le trombe; al fiero assalto L'insegne spieghi il Rodïan tiranno: Questo infra i giorni tenebrosi, acerbi Vogl'io, che Rodi eternamente il serbi.
Tanéta i' dico, sí, atra ninfa e cruda, che i tuoi Platoni e Socrati non scelse; anzi, quanto le teste son piú eccelse, lor spezza, e d'elli tu ne resti nuda! Mors omnium naturalium incommoditatum terribilissima homini est. Quanto a le dua stagioni a l'uomo infeste, non ti rispondo, perché giá la impresa ti diedi di ciò degna: far la spesa, contra lor, d'ombre, tetti, piume e veste.
Un sol nemico ne soggioga, indegna Per noi memoria, ah gli si sterpi il core A brani, a ghiado il traditor si spegna, Megera; e quì divampa ira e furore; Megera in ascoltando aspra si sdegna, Nè per gli occhi travolve ira minore; Sì fiere si movean l'anime infeste, Ma raffrenolle il regnator celeste.
Le destre lor, ne la battaglia dura, Di barbarico sangue atre e cosperse, Per noi coprir da le percosse infeste, Incontra Turchi appariran men preste. Ben è ver, ch'Ottoman non frena l'ira, Sempre ingordo via più dei nostri danni, E del misero dì l'ora desira, In che noi tutti a giogo vil condanni.
Parola Del Giorno
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