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Senza di lui, come si sarebbe salvata la infelice regina di Xaragua? Senza i casi che necessariamente n'erano seguiti, come si sarebbe salvata Higuamota, la graziosa fanciulla, diventata moglie a Giovanni Passano un mese dopo che sua madre era diventata contessa del Fiesco?

Ah! riprese Giovanni tergendosi il sudore che copiosamente gl'irrigava la fronte. Io sperai che vi avrei riveduti arrecandovi novella di felicit

Fu circa dopo dieci anni di soggiorno in Isvizzera che il dottor Giovanni Sant'Angelo, assalito da un lento male mancò a' suoi cari, lasciando dietro di il più vivo dolore e la memoria più venerata.

Don Giovanni impaurito si ritira e risponde con voce tremula: «Non posso mangiare». «Vuoi sentire la musica?» «», risponde don Giovanni.

Questo Ghibellino arrabbiato aveva in parte ragione, perchè due giorni dopo tal dialogo giungeva al villaggio mio zio, e l'arrivo del canonico riconducendomi a visitare il parroco mi gettava nuovamente nelle braccia dei Guelfi, capitanati dall'arcivescovo Giovanni. Uguccione sghignazzava co' suoi amici sulla mia apostasia.... egli aveva perduto il suo pollo.

San San Giorgio e Carretto! San Giorgio e Fregoso! Eran questa le grida che cozzavano insieme, come le mazze e le spade, facendo un chiasso indiavolato. Vi pigli un canchero! brontolò Giovanni di Trezzo. Il premio sarebbe ancora in sospeso?...

Ma Don Giovanni aveva nuociuto al Papa bene altrimenti del barnabita.

Il Conte, tenendo il braccio sospeso fra il desco e la bocca, prese a dire: Ch'è questo? Sono io diventato don Giovanni Tenorio, e voi, mio bello spettro, volete sostenere le parti del commendatore di Lojola?

D’i Serafin colui che più s’india, Moïsè, Samuel, e quel Giovanni che prender vuoli, io dico, non Maria, non hanno in altro cielo i loro scanni che questi spirti che mo t’appariro, hanno a l’esser lor più o meno anni; ma tutti fanno bello il primo giro, e differentemente han dolce vita per sentir più e men l’etterno spiro.

E l'ubriaco di sete, soggiunge Baccelardo. L'abate sorride e prosegue: Dovete dunque sapere che era stato grande amico di suo zio, un uomo piacevolone, quell'arciprete Giovanni Graziano, che fu poi papa Gregorio VI. Aveva costui veduto parecchie fiate il giovane Cuno, e dallo zio ne aveva udito mirabilia, riguardo all'ingegno ed alla piet