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Mentre che li occhi per la fronda verde ficcava io si` come far suole chi dietro a li uccellin sua vita perde, lo piu` che padre mi dicea: <<Figliuole, vienne oramai, che' 'l tempo che n'e` imposto piu` utilmente compartir si vuole>>. Io volsi 'l viso, e 'l passo non men tosto, appresso i savi, che parlavan sie, che l'andar mi facean di nullo costo.

.... Or tu sei pura come il fil di luna che di silenzio il tuo lettuccio fascia: tu sbocci dalla vita che ti lascia siccome fronda dalla scorza bruna: i tuoi occhi socchiusi hanno tra i cigli un sogno d’alba che per vie di cielo salga, spargendo rose senza stelo frammiste a nivei calici di gigli: e in pace arridi alla tua morte bella, tu fra le braccia mie, tu consolata dalla mia passïone, o Innominata che nel nome di Dio mi sei sorella.

Ben supplico io a te, vivo topazio che questa gioia preziosa ingemmi, perche' mi facci del tuo nome sazio>>. <<O fronda mia in che io compiacemmi pur aspettando, io fui la tua radice>>: cotal principio, rispondendo, femmi. Poscia mi disse: <<Quel da cui si dice tua cognazione e che cent'anni e piue girato ha 'l monte in la prima cornice,

se non si temperasse, tanto splende, che 'l tuo mortal podere, al suo fulgore, sarebbe fronda che trono scoscende. Noi sem levati al settimo splendore, che sotto 'l petto del Leone ardente raggia mo misto giu` del suo valore. Ficca di retro a li occhi tuoi la mente, e fa di quelli specchi a la figura che 'n questo specchio ti sara` parvente>>.

Io senti’ mormorare a tutti «Adamo»; poi cerchiaro una pianta dispogliata di foglie e d’altra fronda in ciascun ramo. La coma sua, che tanto si dilata più quanto più è , fora da l’Indi ne’ boschi lor per altezza ammirata. «Beato se’, grifon, che non discindi col becco d’esto legno dolce al gusto, poscia che mal si torce il ventre quindi».

se non si temperasse, tanto splende, che ’l tuo mortal podere, al suo fulgore, sarebbe fronda che trono scoscende. Noi sem levati al settimo splendore, che sotto ’l petto del Leone ardente raggia mo misto giù del suo valore. Ficca di retro a li occhi tuoi la mente, e fa di quelli specchi a la figura che ’n questo specchio ti sar

Come la fronda che flette la cima nel transito del vento, e poi si leva per la propria virtù che la soblima, fec’ io in tanto in quant’ ella diceva, stupendo, e poi mi rifece sicuro un disio di parlare ond’ ïo ardeva. E cominciai: «O pomo che maturo solo prodotto fosti, o padre antico a cui ciascuna sposa è figlia e nuro,

Non credeva; ma, ad ogni fronda agitata, ad ogni sasso che ruzzolasse, balzava in piedi animato da una subitanea speranza, e, uscendo sulla spianata, tendeva l'orecchio verso i monti, verso la valle, in tutta quella oscurit

Come la fronda che flette la cima nel transito del vento, e poi si leva per la propria virtu` che la soblima, fec'io in tanto in quant'ella diceva, stupendo, e poi mi rifece sicuro un disio di parlare ond'io ardeva. E cominciai: <<O pomo che maturo solo prodotto fosti, o padre antico a cui ciascuna sposa e` figlia e nuro,

se non si temperasse, tanto splende, che ’l tuo mortal podere, al suo fulgore, sarebbe fronda che trono scoscende. Noi sem levati al settimo splendore, che sotto ’l petto del Leone ardente raggia mo misto giù del suo valore. Ficca di retro a li occhi tuoi la mente, e fa di quelli specchi a la figura che ’n questo specchio ti sar