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Aggiornato: 9 maggio 2025


Le cose da studiare giornalmente erano troppe. Le mie scarse forze vi si esaurivano. Non me ne rimanevano affatto per prender parte al chiasso, agli scherzi, alle scapataggini dei miei compagni. I quali, per qualche tempo, mi canzonarono spietatamente, chiamandomi: «la signorina». Poi, mi lasciarono in pace, non occupandosi più di me, quasi non esistessi per loro e non fossi un collega.

Ma appena ti ho chiamata, hai sentito berne che tornavo a esistere. Questo ho sentito. Molta meraviglia? Molta. Anche molta gioia, se non m'inganno. Molta. Non hanno potuto trattenerti dal correre a salutarmi risorto. Non l'hanno potuto. E perché, dimmi, perché ti pareva che io non esistessi piú? Perché non esisteva piú nessuna delle cose d'allora. Di allora, cioè di quando?

Quantunque a malincuore, la contessa Zanze s'era rassegnata ad abbandonar nelle mani di suo figlio il grave affare domestico, pel quale da un paio di mesi ella metteva in combustione il mondo. Quel benedetto Gasparo aveva un certo carattere, certe idee tutte sue.... Insomma ella lo aveva chiamato e non poteva disgustarlo. Ma il conte Luca brontolava: Fanno come s'io non esistessi.... Vanno, vengono senza degnarsi d'avvisarmi.... Quest'è bella.... Sono o non sono il marito di mia moglie e il padre dei miei figli?... Mi spiego?... Non era naturale che conducessi io la faccenda?... Ma, nossignori... Prima madama ha voluto far da .... E adesso tocca a Gasparo, che con quel suo temperamento sulfureo finir

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