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tal mi fec'io, non possendo parlare, che disiava scusarmi, e scusava me tuttavia, e nol mi credea fare. <<Maggior difetto men vergogna lava>>, disse 'l maestro, <<che 'l tuo non e` stato; pero` d'ogne trestizia ti disgrava. E fa ragion ch'io ti sia sempre allato, se piu` avvien che fortuna t'accoglia dove sien genti in simigliante piato: che' voler cio` udire e` bassa voglia>>.

tal mi fec’ io, non possendo parlare, che disïava scusarmi, e scusava me tuttavia, e nol mi credea fare. «Maggior difetto men vergogna lava», disse ’l maestro, «che ’l tuo non è stato; però d’ogne trestizia ti disgrava. E fa ragion ch’io ti sia sempre allato, se più avvien che fortuna t’accoglia dove sien genti in simigliante piato: ché voler ciò udire è bassa voglia». Inferno · Canto XXXI

133 Stati che sono in gran piacere e in festa con Norandino otto giornate o diece, perché l'amor di Francia gli molesta, che lasciar senza lor tanto non lece, tolgon licenza; e Marfisa, che questa via disiava, compagnia lor fece. Marfisa avuto avea lungo disire al paragon dei paladin venire; 134 e far esperienza se l'effetto si pareggiava a tanta nominanza.

tal mi fec’ io, non possendo parlare, che disïava scusarmi, e scusava me tuttavia, e nol mi credea fare. «Maggior difetto men vergogna lava», disse ’l maestro, «che ’l tuo non è stato; però d’ogne trestizia ti disgrava. E fa ragion ch’io ti sia sempre allato, se più avvien che fortuna t’accoglia dove sien genti in simigliante piato: ché voler ciò udire è bassa voglia». Inferno · Canto XXXI

tal mi fec'io, non possendo parlare, che disiava scusarmi, e scusava me tuttavia, e nol mi credea fare. <<Maggior difetto men vergogna lava>>, disse 'l maestro, <<che 'l tuo non e` stato; pero` d'ogne trestizia ti disgrava. E fa ragion ch'io ti sia sempre allato, se piu` avvien che fortuna t'accoglia dove sien genti in simigliante piato: che' voler cio` udire e` bassa voglia>>.

Le quali frondi mentre ch'egli piú ardentemente disiderava, lui dice che vide cadere; il quale cadere niuna altra cosa fu se non quello cadimento che tutti facciamo senza levarci, cioè il morire; il quale, se bene si ricorda di ciò che di sopra è detto, gli avvenne quando piú la sua laureazione disiava.